26 Giugno 2023
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Si è appena conclusa fra gli applausi la terza edizione della manifestazione organizzata a Rende, in Calabria.
Cresce il consenso intorno a Calabria in Fiore e il festival della canapa made in Rende (CS) si ritaglia una nicchia di tutto rispetto nel panorama nazionale degli eventi a tema, capaci di coniugare cultura, divulgazione, informazione da un lato e musica, svago, socialità dall’altro.
Si è appena conclusa fra gli applausi la terza edizione: dai dibattiti al DAM fino alla scelta degli artisti che si sono esibiti nell’Anfiteatro del Polifunzionale Unical, tutto ha contribuito alla riuscita di un piccolo miracolo, se si pensa che il Festival organizzato dall’associazione Entropia APS con Filorosso e ARCI, e il patrocinio gratuito dei Comuni di Cosenza e Rende, è totalmente autofinanziato. “Siamo consapevoli di aver scelto un tema difficile, ma lo abbiamo fatto in scienza e coscienza – commenta la presidente dell’associazione Daniela Ielasi – Calabria in Fiore promuove una corretta informazione sulla Cannabis, agendo al fianco dei produttori, dei consumatori, dei malati, arginando il rischio emarginazione. Eventi simili si organizzano in tutta Italia, ci sembra importante che da tre anni questo accade finalmente anche nella nostra regione”.
La canapa è una pianta dai mille usi e dalle mille virtù, soprattutto in ambito terapeutico, ma tabù, stigmi, legislazioni ideologiche e ingarbugliate, ne ostacolano l’uso. “Io chiedo solo che mi venga riconosciuta la dignità del malato, se vado in farmacia con la prescrizione medica, non posso sentirmi rispondere che la terapia non c’è”: questo ha raccontato durante la presentazione del suo libro Alfredo Ossino, ex agente antidroga congedato per malattia, per il quale la Cannabis medica – legalmente riconosciuta in Italia – rimane un diritto solo sulla carta. La sua storia è uguale a quella di tanti altri pazienti per cui il SSN non è in grado di garantire l’accesso gratuito alle cure. “Solo la legalizzazione può risolvere il nostro problema – afferma Ossino – fino ad allora per curarci saremo costretti a rivolgerci al mercato nero”.
“La fine del proibizionismo è inevitabile, la storia ci ha insegnato che proibire non riduce, anzi incentiva il consumo, ma il cambiamento è soprattutto culturale, per questo iniziative come la vostra sono di estrema importanza”: Riccardo Magi, deputato e segretario nazionale di +Europa, ospite della terza edizione del Festival, rimane ottimista nonostante la fase politica italiana, con al governo una destra conservatrice che vorrebbe rimettere in discussione pure la Cannabis light. Eppure persino la convenienza economica della legalizzazione è ormai un’evidenza empirica, come ha brillantemente illustrato, dati alla mano, il docente Unical Vincenzo Carrieri. Della stessa opinione Laura Ferrara, eurodeputata dei 5stelle intervenuta al dibattito “Politiche antiproibizioniste fra Europa e municipalità”. I singoli Stati membri si comportano in maniera eterogenea: Malta è l’unico Paese ad aver legalizzato, i Paesi Bassi sono storicamente tolleranti, la Francia è fra i più proibizionisti, l’Italia ha depenalizzato in parte, la Germania ha di recente aperto alla legalizzazione. “Sono disponibile a future iniziative che vorrete intraprendere sul tema, affinché tutti i cittadini europei abbiano gli stessi diritti in Europa”, ha dichiarato l’europarlamentare.
Anche sul piano locale è possibile agire, alcune città lo stanno già facendo attraverso la “Carta per una politica innovativa sulle droghe” promossa da Bari, Bologna, Milano, Napoli, Torino e Roma. Cosenza potrebbe aderire presto, almeno questo è l’impegno preso dal consigliere comunale Francesco Graziadio. Si tratta in particolare di promuovere una corretta informazione intorno all’uso delle sostanze, soprattutto verso i più giovani, e poi di non lasciare indietro nessuno, lavorando in sinergia con gli enti preposti, attuando politiche di inclusione e di riduzione del danno. “Il nostro territorio ha una tradizione riformista” ha ricordato il consigliere comunale di Rende Mimmo Talarico che già nel 1997, su proposta di Filorosso, portava in Consiglio una mozione antiproibizionista, poi approvata all’unanimità.
Articolo di Redazione
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