4 Aprile 2025
Paolo Dimalio
Forza Italia di traverso in Ue, ma tace in Italia
Il governo ha emesso la sentenza, con l’articolo 18 del ddl sicurezza: la filiera della canapa, in Italia, deve morire. Oggi il provvedimento arriverà nel Consiglio dei ministri in forma di decreto, per accelerare i tempi e assecondare la Lega, in fregole per la sua “misura bandiera”. Le associazioni delle imprese legate al mondo della canapa, inclusa Coldiretti, stanno cercando di intercedere per evitare l’inserimento della tagliola sul fiore della pianta, o prevedere un’entrata in vigore differita al 2026. Il loro interlocutore è Forza Italia, mentre il ministero dell’Agricoltura – con Francesco Lollobrigida – non tocca palla. Ma le speranze sono al lumicino: per gli addetti ai lavori, in Italia la partita è persa.
Un filo di speranza arriva dall’Europa: il 17 marzo la Commissione parlamentare per l’esame delle petizioni (Peti) ha discusso il testo presentato da Mattia Cusani, presidente dell’associazione Canapa sativa Italia. Secondo il documento vietare la lavorazione, il trasporto e il commercio del fiore della canapa, sarebbe in contrasto con il diritto europeo. Non lo esclude neppure la Commissione Peti, anzi: l’assise presieduta dal polacco Bogdan Rzońca ha assunto l’impegno di indagare, raccogliendo dati dall’esecutivo di Bruxelles e invitando palazzo Berlaymont a firmare una lettera congiunta, all’indirizzo del ministero della Salute italiano. “Ricevute le informazioni richieste, continueremo l’esame del fascicolo”, ha annunciato Rzońca.
La petizione per far sopravvivere la canapa industriale
L’Europa chiede al governo spiegazioni su un punto: perché il fiore della canapa legale, con Thc sotto lo 0,5%, sarebbe “un pericolo per la sicurezza e l’incolumità pubblica”? Del resto è legale in tutta Europa, mentre cresce il business intorno al Cbd, il principio attivo della canapa privo di effetti psicotropi. Dunque – recita la petizione – il ddl sicurezza rischia di “compromettere il mercato unico europeo, danneggiare la competitività del settore della canapa industriale e l’occupazione”. Sarebbero violati gli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), uno dei pilastri dell’Unione. Ma la minaccia per la filiera giunge anche dal decreto ministeriale del 27 giugno 2024: il documento classifica il Cbd come sostanza stupefacente, disponibile solo su prescrizione medica, con giubilo delle case farmaceutiche. Tuttavia, il Tar ha bocciato il provvedimento per l’assenza di dati scientifici a supporto. Stessa posizione della Corte di giustizia dell’Unione europea: secondo la sentenza del 19 novembre 2020, il Cbd non è uno stupefacente e le restrizioni devono essere basate dati incontrovertibili. Anche di questo si è discusso nella Commissione Peti.
Forza Italia dice No in Europa, resta in silenzio in Italia
La petizione firmata da Cusani è sostenuta da diverse associazioni: Confagricoltura, Cia, Copagri, Cna Agroalimentare e l’Associazione europea della canapa industriale (Eiha). A Bruxelles ha ricevuto ampio appoggio: Sinistra, Verdi, Socialisti e democratici, Renew e Popolari. Ad intestarsi l’incontro del 17 marzo sulla canapa industriale è l’eurodeputato azzurro Flavio Tosi, nel video Instagram del 20 febbraio: “Abbiamo chiesto come Ppe, non solo Forza Italia ma su nostra istanza, che questa petizione potesse essere discussa. L’alternativa era che fosse cestinata”. Invece, dopo essere stata accolta in Commissione, il testo “può diventare un voto del Parlamento Ue per dare la possibilità alle imprese di continuare a produrre”, ha ammonito Tosi. E’ merito di Forza Italia, dunque, se la filiera della canapa spera nella sopravvivenza aggrappandosi all’Europa: oltre 10mila aziende, dopo aver speso e investito, rischiano un colpo letale, mentre si delocalizza anche in Africa. Eppure, in Italia, gli azzurri restano in silenzio sull’articolo 18 del ddl sicurezza.
Mantovano e la Lega chiudono: il ddl sicurezza non si tocca
Il disegno di legge del governo doveva tornare alla Camera, dopo aver concluso il 26 marzo l’esame degli emendamenti nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. La commissione Bilancio aveva sollevato dubbi sulle coperture, previste dal 2024 mentre la misura, sulla carta, entrerà in vigore quest’anno. Ma la Lega si è impuntata: invece di tornare a Montecitorio per la terza lettura, il ddl è diventato un decreto, da approvare oggi nel consiglio dei ministri: emendare la ghigliottina per la canapa industriale si può, ma il governo non vuole. Di sicuro non il Carroccio: cancellare la cannabis light è la crociata di Matteo Salvini. Sulla stessa linea appare il braccio destro di Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, sottosegretario a palazzo Chigi con delega all’antidroga. Il 28 marzo, al convegno “Cannabis e fertilità”, ha ricordato: “Il cosiddetto ddl Sicurezza ribadisce che le infiorescenze e le resine di cannabis non possono essere commercializzate a prescindere dal contenuto di Thc”. Chiuso ogni spiraglio: sull’articolo 18 non si tratta.
Bocciata la scialuppa per gli agricoltori
Eppure si era aperta una speranza, almeno per gli agricoltori. Al convegno di Coldiretti di Palazzo Rospigliosi, il 14 novembre scorso, il presidente Ettore Prandini aveva annunciato: “In tempi brevi potrà esserci un’interlocuzione col sottosegretario Alfredo Mantovano, la filiera della canapa è un’opportunità per i volumi d’affari”. Ad ascoltare in platea, il senatore meloniano Luca De Carlo, presidente della Commissione agricoltura di Palazzo Madama. Il fratello d’Italia aveva raccolto il grido d’allarme degli imprenditori, offrendo la disponibilità ad aprire un tavolo tecnico per mediare con la maggioranza: l’idea era salvare gli agricoltori – con gioia di Coldiretti – e condannare i negozi di cannabis light. Poi, il nulla. Cassata la scialuppa: l’intera filiera al macero, per la maggioranza.
Coldiretti, con il responsabile Ambiente Stefano Masini, comprende le ragioni di sicurezza paventate dal governo, ma al Fatto.it ricorda: “Coltiviamo canapa in Italia dentro il mercato comune europeo, in altri Paesi si può utilizzare la pianta nella sua interezza, incluso il fiore, riteniamo che le nostre imprese debbano competere alla pari”. Non è la prima divergenza tra Coldiretti e palazzo Chigi: oltre alla canapa, ci sono i dazi trumpiani sul vino e l’accordo Mercosur. Dunque anche l’associazione degli agricoltori si muove in Europa: per le aziende, in Italia la partita è persa.
Cannabis light in Italia: 2 miliardi di euro e 20mila lavoratori
25 marzo 2025
https://www.newsweed.fr/cannabis-light-en-italie-2-milliards-deuros-et-20-000-travailleurs/?
Secondo uno studio di MPG Consulting riportato da DolceVitaOnline, il settore della cannabis light in Italia genera oggi, direttamente e indirettamente, 1,963 miliardi di euro e sostiene 22.000 posti di lavoro a tempo pieno.
Ma questo mercato è ora minacciato dal governo Meloni, che sta cercando di farlo scomparire.
L’estrema destra italiana in guerra contro la canapa
Nonostante il suo potenziale economico, il mercato italiano della canapa e del CBD deve affrontare notevoli ostacoli a causa delle misure restrittive del governo. Sono state avviate due politiche controverse:
1. Una proposta di modifica alla legge sulla sicurezza italiana, che proibirebbe la produzione e il commercio di fiori di canapa e dei loro derivati, anche se i livelli di THC rimangono entro i limiti stabiliti dall’UE.
2. Un decreto che classifica il CBD orale come uno stupefacente, limitandone la vendita alle farmacie e richiedendo una prescrizione medica non rinnovabile. Questo decreto è stato temporaneamente sospeso dal tribunale amministrativo regionale del Lazio in Italia a settembre.
La commissione per le petizioni del Parlamento europeo ha discusso queste restrizioni il 17 marzo, con Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italiana, che ha sostenuto che queste politiche violano le leggi dell’UE sul libero scambio e la concorrenza leale.
La commissione ha inviato una lettera formale di reclamo al governo italiano, concedendo a Roma 90 giorni di tempo per rispondere. Tuttavia, la Commissione europea non ha ancora adottato misure definitive, il che è fonte di frustrazione per gli operatori del settore che temono un crollo economico in caso di attuazione di misure restrittive.
Il peso del settore della canapa in Italia
E lo studio di MPG Consulting offre loro uno spunto di riflessione. Oltre a stimare il potenziale economico del settore, lo studio traccia un parallelo tra l’industria vinicola e quella della canapa, suggerendo che l’Italia potrebbe posizionarsi come leader europeo o addirittura mondiale nella cannabis light di alta qualità, come ha fatto con il vino. Entrambi i settori condividono uno stretto legame con la cultura e il terroir italiano, con esperienze sensoriali distinte, varietà regionali e standard qualitativi strutturati.
L’industria vinicola italiana prospera grazie alle Denominazioni di Origine Protetta (DOP) e alle Indicazioni Geografiche Protette (IGP), che garantiscono tracciabilità e qualità. Se protezioni simili fossero applicate alla cannabis light, l’Italia potrebbe rafforzare la propria posizione nel mercato europeo, garantendo al contempo la sicurezza e la coerenza dei prodotti.
Gli economisti Adam Orens e Davide Fortin hanno inoltre modellato due scenari economici per il settore della cannabis light: uno in cui le vendite continuano attraverso negozi specializzati, e-commerce e tabaccai, e l’altro in cui vige un monopolio controllato dallo Stato.
Scenario di libero mercato:
◦ Impatto economico diretto: 991,4 milioni di euro
◦ Impatto economico indiretto: 970 milioni di euro
◦ Numero totale di posti di lavoro creati: 22.379
Scenario di monopolio (vendite solo tramite tabaccai):
◦ Impatto economico totale: 530 milioni di euro
◦ Totale posti di lavoro creati: 6.042
◦ Perdita di fatturato stimata: oltre 1,4 miliardi di euro
Limitare le vendite ai tabaccai ridurrebbe quindi notevolmente il mercato, eliminando molti piccoli e medi produttori che sono all’origine dell’innovazione e della diversificazione dei prodotti.
“Il profilo del produttore medio è molto interessante e scomparirebbe nel caso di un monopolio del tabacco”, spiega il signor Fortin.
Se in Italia venisse vietata la produzione attiva di canapa, 3.000 aziende potrebbero essere costrette a chiudere, mettendo a rischio 15.000 posti di lavoro.