Cannabis, anche gli italiani la vogliono legale

2 Marzo 2024

Leonardo Fiorentini

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Il sì di Berlino è un primo passo, la normativa ha molti paletti. Ma il dibattito è aperto e in Europa i più favorevoli alla legalizzazione siamo proprio noi. Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, su l’Unità del 2 marzo 2024.

Dal 1° aprile in Germania gli adulti potranno coltivare cannabis in casa. Il Bundestag ha infatti approvato venerdì scorso, con un voto a larga maggioranza, il primo pilastro della riforma tedesca sulla cannabis, voluta dal governo del “Semaforo”, composto da SPD, Verdi e Liberali.

Si tratta solo del primo passo verso una regolamentazione più complessiva della cannabis. Le difficoltà interne alla coalizione, la netta opposizione della CDU e della destra tedesca, nonché le pressioni della Commissione Europea rispetto ai Trattati e alle norme di coordinamento penale interne all’Unione, hanno visto ridimensionare gli obbiettivi originali dell’accordo di governo del 2021. Dalla completa legalizzazione della cannabis ad una riforma più limitata e in due fasi. Il primo pilastro, che segue le orme di Malta e Lussemburgo, prevede sin dall’aprile di quest’anno la regolamentazione del consumo personale, del possesso sino a 25 grammi, della coltivazione domestica di tre piantine. Dal 22 luglio sarà possibile aprire anche i Cannabis Social Club, che potranno avere al massimo 500 membri ai quali potranno cedere 30 grammi al giorno e massimo 50 al mese (30 grammi al mese, con THC massimo al 10%, per i più giovani). Inquadrati come enti non profit, i club saranno per il momento l’unico canale legale di distribuzione della cannabis.

Gli ostacoli dell’opposizione

La nuova norma necessiterà di un ulteriore passaggio al Bundesrat, la camera in cui sono rappresentati i Land, il 22 marzo prossimo. Anche se in teoria è una lettura in sede consultiva, alcuni esponenti dell’opposizione hanno già evocato la richiesta di rinviare la legge al comitato di mediazione per affrontare in particolare le implicazioni sulla giustizia penale. Questo potrebbe rallentare l’entrata in vigore delle nuove norme, con ulteriori discussioni ed imprevedibili conseguenze proprio sul sistema penale. Queste, infatti, depenalizzano condotte ora configurate come reato: i Giudici, nel limbo della consultazione, dovrebbero istruire processi e condannare persone in virtù di norme che dopo poche settimane potrebbero essere non più efficaci. La stessa amnistia per queste condotte dovrebbe essere differita.

Un passo alla volta

Il secondo pilastro sarà incardinato solo una volta che le nuove norme saranno in vigore. L’ipotesi, ancora da sottoporre all’Unione Europea per un processo di valutazione preventiva, prevederebbe l’apertura di sperimentazioni, in alcuni Land o città, di vendita controllata in negozi specializzati. Molte città, a partire da Berlino, Brema, Amburgo e Colonia, hanno già espresso interesse per essere coinvolte. Si tratterebbe, come già succede in molte città svizzere, di esperimenti pilota supervisionati scientificamente da Enti di Ricerca e Università, che quindi si inquadrerebbero nell’eccezione per l’uso medico e scientifico prevista dalle convenzioni e a cascata da più o meno tutte le leggi nazionali.

I limiti e i meriti della riforma tedesca

È evidente che la legge approvata dal Bundestag ha limiti non solo dal contesto dei trattati, in particolare dell’Unione, ma anche dal suo articolato. Le tre piantine sono forse poche, la procedura per l’autorizzazione dei cannabis social club pare complicata e farraginosa. La stessa iscrizione ai Club genera dubbi negli attivisti. Saranno annotate tutte le consegne di cannabis ai soci, con registri che saranno a disposizione anche dell’autorità giudiziaria con procedure che sembrano disinteressarsi della normativa europea sulla protezione dei dati sensibili (GDPR). Complicazioni e rischi che non fanno che depotenziare la capacità del provvedimento di intaccare efficacemente il mercato nero, almeno in questa prima fase. Anche i proclami degli esponenti della CDU di cancellare la legge una volta tornati al Governo, non faranno altro che disincentivare l’adesione, e la schedatura, da parte dei consumatori.

Ma andando oltre i dubbi, legittimi, sulle singole norme è da valorizzare la scelta di aprire per primo un canale distributivo non commerciale, come i Cannabis Social Club. Le ricerche condotte sulle esperienze spagnole, belghe e uruguaiane dimostrano infatti che i Club favoriscono il controllo sociale, la trasmissione delle conoscenze fra pari e rinforzano così le capacità di autoregolazione delle persone che usando cannabis. Che in fondo è l’obbiettivo di quel cambio di paradigma sulle politiche sulle droghe che da troppi anni attendiamo e che è al centro del volume di Peter Cohen “Dalla parte della Ragione” (Menabò, 2023), che proprio oggi termina il suo tour di presentazioni a Genova (Giardini Luzzati, ore 18).

L’apertura del dibattito in Europa

Secondo un recente sondaggio di YouGov, i tedeschi sono favorevoli alla legalizzazione, ma con un margine ristretto: il 47% sostiene la riforma, contro il 42% di contrari e un altro 11% di indecisi. Se allarghiamo lo sguardo al vecchio continente un altro sondaggio, diffuso dallo studio di consulenza inglese Hanway, delinea un quadro molto favorevole ad una espansione della regolamentazione legale in altri paesi europei. Negli otto stati sondati la legalizzazione è vista con favore dall’opinione pubblica. In ordine di favore: Olanda (47% a favore, 29% contrari e 20% né a favore né contro), Germania (50 a 29), Francia (52 a 27), Gran Bretagna (55 a 27), Spagna (56 a 26), Svizzera (58 a 22), Portogallo (59 a 21). L’Italia, guarda un po’, è il paese dove l’istanza antiproibizionista è più forte, con addirittura il 60% dei favorevoli, 22% di contrari e solo il 16% senza una posizione in merito. Un sondaggio che dovrebbe togliere imbarazzi ai partiti e favorire un dibattito aperto durante la campagna elettorale per le Europee. Con buona pace del senatore Gasparri, che pare avere già opzionato il ruolo di “ultimo giapponese”. Un risultato rincuorante anche in vista della volata finale della raccolta firme di Io Coltivo, che dal 15 al 30 marzo ha lanciato una mobilitazione per raccogliere le firme in 100 città italiane per una legge simile a quella tedesca (firma e info su iocoltivo.org).