L’Oscar per le peggiori bufale va… Allo spot antidroga del Governo!

24 Novembre 2023

https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/loscar-per-le-peggiori-bufale-va-allo-spot-antidroga-del-governo/

Claudio Cippitelli

 

Protagonista un ragazzino che ammonisce un altro con una serie di affermazioni false, una logora sceneggiatura anni ’80. Un’altra campagna a rischio boomerang, utile solo a rassicurare un pubblico che di droghe non sa nulla. Claudio Cippitelli, sociologo e coordinatore del Comitato scientifico di Forum Droghe, commenta su l’Unità del 24 novembre 2023 il nuovo spot antidroga del governo Meloni.

Nel nostro Paese, nel 2022, gli accessi al pronto soccorso per patologie riconducibili al consumo di droghe sono stati 8.152 su 17.183.763, ovvero lo 0,05% dei casi. Ripeto: l’incidenza degli accessi in pronto soccorso per droghe rappresenta lo 0,05% del totale; di questi, solo il 12,4% ha avuto come esito un ricovero ospedaliero (1.010). Va inoltre sottolineato che nella quasi totalità dei casi (94%) si è trattato di un episodio isolato, non avendo ulteriori accessi nel corso dell’anno.

Eppure, nell’ultimo spot prodotto dal Dipartimento per le politiche antidroga, si afferma in maniera enfatica: “Ogni anno migliaia di persone vanno al pronto soccorso per patologie direttamente legate all’uso di droghe, circa 1 su 10 è minorenne”.

Ma, al di là dei numeri, è interessante riportare la sceneggiatura dello spot, che vede come protagonista un ragazzino, presumibilmente tra i 13 e i 14 anni e, come comprimario, un altro giovane poggiato al muro di un plesso scolastico della Capitale, intento a “rollare”: il protagonista si avvicina al comprimario e lo ammonisce con le seguenti, inedite frasi: “Ti stai facendo una canna…guarda che ti fa male, poi è un attimo che passi ad altre droghe”. Il comprimario gli risponde sorridendo: “se…e te che ne sai?” Giusto, che ne sa un ragazzino di 13 anni? Ma il protagonista risponde, con sicumera: “L’ho visto con i miei occhi, tutte le droghe fanno male, mentre una voce fuori campo ripete: “Ogni anno migliaia di persone vanno al pronto soccorso per patologie direttamente legate all’uso di droghe, circa 1 su 10 è minorenne”.  Lo spot si conclude con il claim finale, il ragazzino che, guardando in camera, declama: “Butta via la droga, non la vita!”.

Un capolavoro. Mettere insieme tante affermazioni false con una esausta sceneggiatura anni ’80, richiede una notevole fantasia, un alto livello di impegno e di sapienza comunicativa. O forse no, occorre solo ripetere vecchi slogan della “guerra alla droga”: da “se ti droghi ti spegni”, i famosi occhi bianchi del 1991, al “Non ti fare, fatti la tua vita”, breve video ideato (sembra) da Giovanardi in persona.

Quello di cui parliamo è il secondo spot “antidroga” del Governo Meloni, che riesce nell’arduo compito di far impallidire il primo, quello che fa pronunciare all’ex CT Roberto Mancini, in procinto di abbandonare la Nazionale per andare in Arabia Saudita, la frase “fatelo girare”: il testimonial faceva riferimento allo spot, nei tanti meme prodotti sui social, il protagonista del “fatelo girare” diviene lo spinello. Fantastico.

Insomma, queste campagne presentano tanti rischi di effetto boomerang e scarsissimi risultati in termini di efficacia nella tutela della salute. E allora, a cosa servono? Funziona come rassicurazione al mondo adulto (dei non consumatori) in merito alla determinazione del governo a combattere la «droga» (in tutto il globo terracqueo, come gli scafisti); funziona come diffusione di una opinione stereotipata spacciata come informazione; serve per ammonire su rischi non specificati (tutte le droghe fanno male) e rassicurare se si fa quello che si afferma: «…ma se ne può uscire» (se ti penti e vai dove ti dico).

Inoltre, è una comunicazione che si basa in larga parte sull’emotivo (le emozioni, quelle vere), come nelle migliori tradizioni della propaganda; non tiene conto che il «target» non è un contenitore da riempire, quanto piuttosto generazioni nate in un sociale dove il consumo, la vendita e le culture in merito alle sostanze sono presenti e conosciute; e infine, dove il grado di fiducia verso la fonte (il governo) rasenta la zero. Si tratta di una comunicazione che, quando va bene si basa su «esperti» non riconosciuti come tali da parte significativa del «target»; quando va male è incentrata su testimonial che poi vanno in Arabia Saudita a vivere l’emozione vera di 90 milioni di Euro esentasse.

E allora, cosa sarebbe utili fare? Finanziare e realizzare progetti di ricerca con il protagonismo e l’attivo coinvolgimento dei giovani (consumatori e astinenti), comunicandone i risultati per promuovere un dibattito pubblico costante, con la partecipazione e il confronto tra esperti accreditati e riconosciuti nazionali e internazionali e le PUD (le persone che usano droghe, acronimo non stigmatizzante usato nell’Unione Europea); fare della scuola il motore del dibattito pubblico sulle droghe, secondo un approccio dialogico, in grado di far incontrare diverse “verità”, ovvero gestendo il malinteso, il dissidio e il conflitto, accettando l’idea che in tema di droghe siamo, da centinaia di anni, dentro una “disputa infinita”. Infine, piuttosto che far ripetere stancamente, da testimonial sempre più giovani (si arriverà ai bambini?) esauste parole ammonitrici, rendersi conto che il nostro Paese necessita che siano finanziati adeguatamente i servizi pubblici e della cooperazione, e in particolare le attività presenti nei luoghi dove accadono i consumi, il drug checking, le unità di strada nei luoghi del loisir notturno, le politiche di riduzione del danno.

Gli operatori multistatali di cannabis usciranno da più stati nella seconda metà del 2023   

21 novembre 2023

Di Kate Robertson,

https://mjbizdaily.com/cannabis-multistate-operators-exit-more-states-in-latter-half-of-2023/?utm_campaign=MJBizDaily&utm_medium=email&_hsmi=283424185&_hsenc=p2ANqtz-9X7XrHSnh8QlT7CMYP0emRB6xQtvoD6pDzxkzJqjTx_yHhlVhnVHffGrtEHGl4XonxxtWJn_bWCwt5IIMVeMtOHLiEGg&utm_content=283429774&utm_source=hs_email

Dopo anni di rapida espansione – e, più recentemente, di rapide uscite – alcuni dei maggiori operatori multistatali di cannabis della nazione hanno continuato a semplificare le operazioni quest’anno, secondo l’ultimo aggiornamento di MJBizDaily sulle operazioni di alcune delle più grandi MSO della nazione.

Due delle più grandi MSO del paese, Trulieve Cannabis con sede in Florida e Cresco Labs con sede a Chicago, sono uscite dai mercati statali della cannabis legale negli ultimi cinque mesi, riflettendo gli sforzi in corso per rafforzare i bilanci mentre il settore attende la riforma federale ampiamente attesa e un miglioramento del sentiment degli investitori. S

otto la pressione di un difficile contesto macroeconomico e della lentezza della riforma federale sulla cannabis, nell’ultimo anno le MSO hanno iniziato ad abbandonare i difficili mercati statali e miravano a “ottimizzare” le operazioni in mercati più redditizi.

Cresco Labs è uscito dall’Arizona e dal Maryland negli ultimi mesi, ha confermato un portavoce dell’azienda. Secondo gli ultimi risultati sugli utili di Cresco, la società ha attività di vendita al dettaglio in sette stati, con un fatturato di 191 milioni di dollari nel terzo trimestre e una compensazione dei disinvestimenti.

Fa tutto parte del mandato “Anno del Core” dell’azienda, ha affermato in una nota il CEO di Cresco, Charlie Bachtell. “I risultati del terzo trimestre dimostrano la nostra capacità di generare solide performance”, ha affermato, “con forti guadagni in termini di margine e flusso di cassa operativo, continuando a perseguire una strategia in cui vinciamo nei nostri mercati principali e con i nostri negozi principali, marchi principali e prodotti principali.

Trulieve ha ceduto i suoi tre rimanenti punti vendita in California quest’anno, secondo i documenti depositati, e ha cessato le attività in Massachusetts. “Adottando misure proattive per rafforzare il nostro bilancio, semplificare le operazioni e ridurre le scorte, usciremo dal 2023 come un’organizzazione più snella”, ha affermato Kim Rivers, CEO di Trulieve, durante la conferenza sugli utili del terzo trimestre della società.

Con una forte generazione di cassa e una strategia chiaramente definita, Trulieve è nella posizione migliore per la prossima ondata di significativi catalizzatori di crescita”.

Una mossa da parte del governo degli Stati Uniti per riprogrammare la marijuana sarebbe il più significativo di questi catalizzatori e potrebbe contribuire a stimolare un maggiore interesse degli investitori nel settore della cannabis.

L’industria è anche ottimista sul fatto che il SAFER Banking Act, che proteggerebbe le istituzioni finanziarie dai procedimenti giudiziari federali se servono attività di marijuana legali nello stato, sarà approvato dal Senato degli Stati Uniti.

Ma le prospettive della misura alla Camera dei Rappresentanti sono meno certe dopo la recente scelta del repubblicano di estrema destra Mike Jonson come nuovo portavoce della Camera. Nel frattempo, il sostegno alla legalizzazione della marijuana tra gli americani è ai massimi storici.

Kate Robertson può essere contattata all’indirizzo kate.robertson@mjbizdaily.com.

La Germania ospita funzionari degli Stati Uniti e di altri paesi per il forum sulla marijuana sulla creazione di un quadro politico internazionale

November 21, 2023

Kyle Jaeger

https://www.marijuanamoment.net/germany-hosts-officials-from-u-s-and-other-countries-for-marijuana-forum-on-creating-international-policy-framework/

Funzionari governativi di diversi paesi, compresi gli Stati Uniti, si incontreranno in Germania per discutere le questioni relative alla politica internazionale sulla marijuana mentre la nazione ospitante lavora per attuare la legalizzazione.

I rappresentanti di circa 10 contee si riuniranno martedì per il secondo Forum internazionale per la regolamentazione della cannabis sostenibile (IFSCR), con l’obiettivo principale di stabilire un quadro globale per la politica sulla marijuana, dando anche ai partecipanti l’opportunità di parlare dei propri sviluppi nazionali.

“Le vecchie risposte nella politica sulla cannabis non sono più efficaci”, ha detto in un comunicato stampa Burkhard Blienert, il commissario tedesco per le dipendenze e le questioni legate alla droga, che guida il forum.

“Come in molti altri paesi, anche in Germania sempre più persone hanno consumato cannabis nonostante i divieti e il mercato nero della sostanza ha portato a seri problemi di salute per un numero sempre maggiore di loro”, ha detto nella traduzione.

Invece di divieti inefficaci, in futuro noi in Germania ci concentreremo su una regolamentazione coerente, sulla prevenzione, sulla tutela dei giovani e della salute”. Inizialmente il parlamento nazionale tedesco, il Bundestag, avrebbe dovuto approvare un disegno di legge nazionale sulla legalizzazione della marijuana per una lettura finale questo mese, ma l’esame è stato rinviato poiché i legislatori hanno affrontato le questioni in sospeso. “Un certo numero di altri stati stanno aprendo nuovi orizzonti con noi nella politica sulla cannabis”, ha detto Blienert. “Per me è importante imparare gli uni dagli altri e scambiarci idee apertamente su ciò che funziona e dove ci sono difficoltà.”

“Dobbiamo anche sostenere condizioni quadro eque, sostenibili e orientate alla salute a livello internazionale e coordinarci strettamente tra loro”, ha aggiunto. “Perché in definitiva tutto è collegato: ciò che accade nella nostra politica sulla droga ha un impatto sulla situazione nei paesi di coltivazione e di transito e ovviamente viceversa”.

“Dobbiamo anche sostenere condizioni quadro eque, sostenibili e orientate alla salute a livello internazionale e coordinarci strettamente tra loro”, ha aggiunto. “Perché in definitiva tutto è collegato: ciò che accade nella nostra politica sulla droga ha un impatto sulla situazione nei paesi di coltivazione e di transito e ovviamente viceversa”. Oltre alla Germania e agli Stati Uniti, al forum parteciperanno anche rappresentanti governativi di Canada, Colombia, Malta, Messico, Paesi Bassi, Svizzera e Repubblica Ceca. Di queste nazioni, Canada e Malta hanno già adottato la legalizzazione della cannabis.

I legislatori in Messico hanno lavorato per porre fine al proibizionismo negli ultimi anni dopo che la Corte Suprema del paese ha ritenuto la politica incostituzionale. E anche in Colombia avanza un disegno di legge per legalizzare la cannabis. Dopo una recente visita a New York, il presidente colombiano Gustavo Petro ha rimarcato l’“enorme ipocrisia” delle vendite legali di cannabis che hanno luogo nella nazione che decenni fa lanciò la guerra globale alla droga.

Funzionari governativi di diversi paesi, compresi gli Stati Uniti, si incontreranno in Germania per discutere le questioni relative alla politica internazionale sulla marijuana mentre la nazione ospitante lavora per attuare la legalizzazione. I rappresentanti di circa 10 contee si riuniranno martedì per il secondo Forum internazionale per la regolamentazione della cannabis sostenibile (IFSCR), con l’obiettivo principale di stabilire un quadro globale per la politica sulla marijuana, dando anche ai partecipanti l’opportunità di parlare dei propri sviluppi nazionali.

“Le vecchie risposte nella politica sulla cannabis non sono più efficaci”, ha detto in un comunicato stampa Burkhard Blienert, il commissario tedesco per le dipendenze e le questioni legate alla droga, che guida il forum. “Come in molti altri paesi, anche in Germania sempre più persone hanno consumato cannabis nonostante i divieti e il mercato nero della sostanza ha portato a seri problemi di salute per un numero sempre maggiore di loro”, ha detto nella traduzione.

Invece di divieti inefficaci, in futuro noi in Germania ci concentreremo su una regolamentazione coerente, sulla prevenzione, sulla tutela dei giovani e della salute”. Inizialmente il parlamento nazionale tedesco, il Bundestag, avrebbe dovuto approvare un disegno di legge nazionale sulla legalizzazione della marijuana per una lettura finale questo mese, ma l’esame è stato rinviato poiché i legislatori hanno affrontato le questioni in sospeso. “Un certo numero di altri stati stanno aprendo nuovi orizzonti con noi nella politica sulla cannabis”, ha detto Blienert. “Per me è importante imparare gli uni dagli altri e scambiarci idee apertamente su ciò che funziona e dove ci sono difficoltà.”

“Dobbiamo anche sostenere condizioni quadro eque, sostenibili e orientate alla salute a livello internazionale e coordinarci strettamente tra loro”, ha aggiunto. “Perché in definitiva tutto è collegato: ciò che accade nella nostra politica sulla droga ha un impatto sulla situazione nei paesi di coltivazione e di transito e ovviamente viceversa”. Oltre alla Germania e agli Stati Uniti, al forum parteciperanno anche rappresentanti governativi di Canada, Colombia, Malta, Messico, Paesi Bassi, Svizzera e Repubblica Ceca. Di queste nazioni, Canada e Malta hanno già adottato la legalizzazione della cannabis. I legislatori in Messico hanno lavorato per porre fine al proibizionismo negli ultimi anni dopo che la Corte Suprema del paese ha ritenuto la politica incostituzionale. E anche in Colombia avanza un disegno di legge per legalizzare la cannabis. Dopo una recente visita a New York, il presidente colombiano Gustavo Petro ha rimarcato l’“enorme ipocrisia” delle vendite legali di cannabis che hanno luogo nella nazione che decenni fa lanciò la guerra globale alla droga.

Non è chiaro chi rappresenti il punto di vista degli Stati Uniti nel forum internazionale, ma il paese sta attualmente osservando i risultati di una revisione amministrativa sulla pianificazione federale della cannabis mentre la legalizzazione si diffonde in più stati. L’aspettativa è che la revisione federale mantenga lo status della marijuana come droga proibita, anche se possibilmente con una classificazione meno restrittiva a seguito di una raccomandazione di riprogrammazione da parte del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) degli Stati Uniti. In Germania, nel frattempo, i membri del Bundesrat che rappresentano gli stati tedeschi hanno cercato di bloccare la proposta del governo sulla legalizzazione della marijuana a settembre, ma alla fine hanno fallito.

Il Bundestag, da parte sua, aveva già ritardato di una settimana il suo primo dibattito sulla legislazione, tenutosi il mese scorso, apparentemente a causa del conflitto in Israele e Palestina. Questo mese la commissione sanitaria del Bundestag ha tenuto un’audizione sul disegno di legge sulla legalizzazione della cannabis. La misura, promossa dal ministro della Salute Karl Lauterbach, consentirebbe agli adulti di possedere legalmente cannabis e coltivare un massimo di tre piante per uso personale. Creerebbe anche club sociali che potrebbero distribuire marijuana ai membri. I funzionari hanno affermato che l’imminente seconda fase di legalizzazione lancerà infine un programma pilota per le vendite commerciali regolamentate.

Questo mese la commissione sanitaria del Bundestag ha tenuto un’audizione sul disegno di legge sulla legalizzazione della cannabis. La misura, promossa dal ministro della Salute Karl Lauterbach, consentirebbe agli adulti di possedere legalmente cannabis e coltivare un massimo di tre piante per uso personale. Creerebbe anche club sociali che potrebbero distribuire marijuana ai membri. I funzionari hanno affermato che l’imminente seconda fase di legalizzazione lancerà infine un programma pilota per le vendite commerciali regolamentate.

Un gruppo di legislatori tedeschi, nonché il commissario antidroga del paese, hanno visitato gli Stati Uniti e hanno visitato le aziende produttrici di cannabis in California lo scorso anno per informare l’approccio del loro paese alla legalizzazione. La visita è avvenuta circa due mesi dopo che gli alti funzionari di Germania, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi hanno tenuto un incontro unico nel suo genere per discutere piani e sfide associati alla legalizzazione della marijuana ricreativa.

Armi e droghe nell’Unione Europea

21 Novembre 2023

Peppe Brescia

https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/armi-e-droghe-nellunione-europea/

Traffico di droghe e traffico di armi: un binomio quanto mai saldo, all’insegna di una violenza dalle caratteristiche sempre più sistemiche e omogenee. Lo spaccio di sostanze stupefacenti, infatti, si pone in luce come la principale causa di scontri armati nei paesi dell’Unione Europea.

È questo il tema al centro dell’ultimo rapporto pubblicato dall’Emcdda, dal titolo The nexus between drug markets and gun violence in the European Union che potete scaricare anche dal sito di Fuoriluogo.

Partendo da un’esauriente analisi multidisciplinare, il documento cerca di rispondere a tre quesiti:

  1. qual è il nesso fra traffico di armi e traffico di droghe nell’Unione Europea?
  2. Quali sono scopi e caratteristiche della violenza armata in Ue?
  3. In che modo questo tipo di violenza si riflette sulla società?

Traffico di armi e traffico di droghe nell’Unione Europea

Il primo dei tre interrogativi comporta un esame incrociato: come si legge dallo studio, infatti, il traffico di armi da fuoco nell’Unione europea non solo è alimentato dalla domanda criminale, ma rappresenta inoltre un fattore chiave per altre attività criminali come il traffico di sostanze illecite.

Il mercato illegale delle armi da fuoco è costituito principalmente dal traffico di pistole, sebbene limitazioni e disparità nell’accesso lo rendano un business caratterizzato da grande chiusura anche all’interno del contesto criminale stesso. Il mercato delle armi non è accessibile in maniera omogenea per tutti i livelli criminali, rispecchiando piuttosto le differenze gerarchiche presenti nel contesto. Stando a studi condotti da Europol, Flemish Peace Institute e Emcdda, le azioni portate avanti dalla criminalità organizzata hanno tuttavia osservato un aumentato utilizzo di armi da fuoco nel corso dell’ultimo decennio. Il legame fra armi da fuoco e mercato delle sostanze è del resto una connessione consolidata su scala globale.

Già nel 2001, il programma di azione dell’ONU per prevenire, combattere ed eliminare il commercio illecito di armi di piccolo calibro e leggere esprimeva preoccupazione in tal senso. Nel 2008, la Commissione ONU sugli stupefacenti ha sottolineato la necessità di affrontare i collegamenti tra il traffico illecito di droga e le armi da fuoco, affermazione ribadita da una risoluzione del 2022. Una recente analisi dell’UNODC, mediante un confronto fra mercati illeciti di armi a livello europeo, ha evidenziato che nel 28% dei casi i sequestri di armi da fuoco avvengono nell’ambito del traffico di droghe, cifra che in alcuni Stati raggiunge il 44%.

Il traffico di armi si collega al traffico di droghe per molteplici altri aspetti, innanzitutto perché le armi da fuoco vengono spesso contrabbandate dalle stesse reti criminali che gestiscono lo spaccio di sostanze.

In Europa lo snodo principale per la circolazione illegale di armi e droghe è costituito dalla rotta balcanica, da cui si diramano percorsi in grado di penetrare il centro del continente, via terra, e di giungere alle coste scandinave, via mare. Tuttavia, questo tipo di affari non è generalmente molto redditizio, venendo sfruttato in funzione supplementare di attività più lucrose, come per l’appunto il traffico di droghe, con un accesso alle armi perlopiù garantito da transazioni che non lasciano tracce di denaro, come nel caso di scambi fra materie diverse.

La violenza armata e le droghe

Negli ultimi venti anni, il numero di episodi di violenza armata ad opera dei cartelli criminali appare in ascesa, anche in virtù di scorciatoie legali, come la riattivazione di armi inesplose o l’utilizzo di sistemi di allarme al fine di fabbricare esplosivi, come la fabbricazione di esplosivi a partire dall’assemblaggio di sistemi di allarme in regolare commercio, pur non rappresentando un fenomeno omogeneo, nonché vincolato alla struttura delle singole organizzazioni.

La disponibilità di armi da fuoco sui mercati criminali alimenta anche la violenza armata legata alla droghe, con rilevanti distinzioni fra mercato all’ingrosso e mercato al consumo: nel primo caso, la percentuale di episodi violenti appare infatti evidentemente inferiore.

Al livello del commercio all’ingrosso, le motivazioni alla base degli episodi di violenza sono meno numerose, e hanno principalmente a che fare con le caratteristiche dei mercati stessi. Un elemento alla base dell’aumento della violenza armata nell’ambito del traffico di cocaina, ad esempio, è legato alla sua produzione, situata in Sudamerica, nonché al cambiamento del modello del traffico su larga scala in Europa.

Al contrario, per quel che riguarda il mercato al dettaglio, è possibile osservare un novero di cause più ampio, da una facilitata accessibilità a un impiego più rilevante di persone minorenni in operazioni di spaccio, da una maggiore disponibilità di armi all’utilizzo della violenza come strumento a servizio della regolazione interna del mercato.

Un’ulteriore significativa differenza riguarda il tipo di droghe trafficate, nonché le metodologie usate per produzione e trasporto.

A livello di vendita all’ingrosso, il mercato con la maggior frequenza di episodi violenti è quello della cocaina, in forza di una serie di fattori: la frammentazione dei monopoli storicamente detenuti dai grandi gruppi criminali, dunque la necessità di espandere la propria zona d’influenza, nonché la complessità della catena produttiva, infine l’instabilità del mercato stesso. Tutti fattori che, uniti alla competizione intestina venutasi a creare, hanno portato a un aumento dell’offerta della sostanza.

I mercati europei all’ingrosso tendono a concentrarsi in un numero limitato di Stati, in particolare Paesi Bassi e Belgio, in virtù della loro posizione strategica, e Spagna e Italia, garantite dallo sbocco sulle coste nordafricane.
Una volta giunte alle loro destinazioni finali, le sostanze vengono suddivise in quattro diversi mercati illeciti, facenti capo rispettivamente a Cannabis, cocaina, eroina, e droghe sintetiche: è questo il livello in cui è possibile osservare i tassi di violenza più elevati.

La Cannabis continua a costituire il mercato più lucroso in assoluto, con una stima di consumatori pari al 15,5% dei cittadini europei compresi fra i 15 e i 34 anni.  Al contrario di quanto spesso affermato spesso nel dibattito italiano, la mancata regolamentazione di un mercato di tali proporzioni comporta non soltanto l’assenza di tutela della salute pubblica, ma anche la conseguente redistribuzione di ingenti fondi in ulteriori attività di stampo criminale, secondo quello che si mostra come un circolo vizioso che garantisce alle consorterie mafiose un predominio economico sempre più aggressivo anche rispetto all’economia legale.

Traffico e consumo di cocaina si situano invece prevalentemente in Europa occidentale e meridionale: i consumatori di Francia, Italia, Spagna, Germania e Paesi Bassi, da soli, rappresentano circa il 77% del totale, con la Polonia che si attesta come principale piazza commerciale.

Eroina e sostanze sintetiche si attestano come mercati  minori, sebbene in grado di garantire introiti annui per quasi nove miliardi di euro.

Armi, droghe e contesto sociale

Sono le caratteristiche stesse dei mercati a generare tale aumento degli episodi di violenza, in primo luogo in ragione delle facilitazioni al loro accesso. Ci sono poi ulteriori fattori determinanti, come un livello di fiducia inferiore nei rapporti tra venditore e acquirente e una ridotta mobilità sociale, la quale indirizza il ricorso alle armi da fuoco in prevalenza presso i ceti più disagiati.

Il milieu criminale non esaurisce in sé l’impatto della violenza armata, riversandosi in più occasioni sulla società civile secondo due modalità. La prima, di tipo diretto, riguarda il coinvolgimento in prima persona di membri della società estranei al contesto criminale nell’ambito di sparatorie, minacce, estorsioni o, nel caso più drammatico, di omicidi frutto di scambio di persona. La violenza, insomma, quasi mai rimane racchiusa in un quadro di sola illegalità ma coinvolge direttamente anche chi si approccia al mercato nero per acquistare sostanze per uso personale.

Il secondo tipo di impatto, indiretto, si lega ai traumi personali, sociali e fisici causati da una cultura di sopraffazione e dominio del territorio spesso alla base di un progressivo deterioramento nei rapporti tra cittadini e istituzioni. Non bisogna sottovalutare, inoltre, i significativi costi sociali, come nel caso delle spese mediche, sproporzionatamente più elevate nel caso di infortuni da arma da fuoco. In conclusione, il nesso fra mercato delle droghe illecite e violenza armata si manifesta in tre aspetti: il consumo di sostanze prima della realizzazione di un’azione violenta, l’armamento di organizzazioni terroristiche, la convergenza tra consorzi criminali operanti in settori differenti.

Un dipendente della Trulieve è morto a causa del “pericolo della polvere di cannabis macinata”, afferma il rapporto dell’OSHA

Novembre 21, 2023

https://mjbizdaily.com/trulieve-employee-died-from-hazards-of-ground-cannabis-dust-osha-report-says/

Chris Roberts, Reporter

 

Un dipendente della Trulieve è morto a causa del “pericolo della polvere di cannabis macinata”, afferma il rapporto dell’OSHA   

Un lavoratore presso l’impianto di coltivazione dell’operatore multistatale Trulieve Cannabis a Holyoke, nel Massachusetts, è morto a gennaio a causa dei “pericoli derivanti dalla polvere di cannabis macinata”, secondo un rapporto di ispezione dell’OSHA (Occupational Health and Safety Administration).

La dipendente, che non è identificata nel rapporto, si è lamentata del fatto che “non riusciva a respirare” mentre svolgeva le sue mansioni macinando i fiori di cannabis e confezionandoli in pre-roll alle 23:00. ET il 7 gennaio 2022.

Trulieve ha confermato in una dichiarazione a MJBizDaily che la dipendente era Lorna McMurrey.

Il “Dettaglio dell’ispezione” dell’OSHA – è un caso aperto, quindi il rapporto è soggetto a modifiche – contiene pochi dettagli ma ha notato che la dipendente non sindacalizzata ha affermato di lamentarsi di non essere in grado di respirare a causa del “kief (polvere) di marijuana”.

Kief si riferisce alla polvere appiccicosa contenente tricomi sciolti che cade dai fiori di cannabis. Trulieve ha rifiutato di approfondire cosa è successo il giorno della morte di McMurrey. “Per rispetto della privacy della famiglia, non forniremo alcun dettaglio sulle specifiche di quel giorno”, ha affermato la società.

“Tuttavia, l’OSHA ha condotto un’indagine approfondita sulla struttura di Holyoke”, continua la dichiarazione di Trulieve. “In loco erano disponibili DPI (dispositivi di protezione individuale).

L’OSHA ha testato la qualità dell’aria in tutta la struttura e i campioni erano tutti ben al di sotto degli intervalli accettabili. “L’OSHA ha emesso citazioni relative agli standard di comunicazione e Trulieve ha contestato tali risultati.”

Trulieve ha concluso la sua dichiarazione dicendo: “Apprezziamo e apprezziamo tutti i 9.000 dipendenti che fanno di Trulieve una famiglia e la sicurezza dei membri del nostro team è fondamentale per i nostri valori fondamentali”.

Il podcast Young Jurks è stato il primo a segnalare l’incidente, secondo il sito web del Massachusetts The Shoestring. Secondo il rapporto dell’OSHA sull’incidente di Holyoke, Trulieve ha contestato tre violazioni “gravi” commesse il 30 giugno. L’OSHA ha imposto multe per un totale di 35.219 dollari. La società di Tallahassee è stata precedentemente penalizzata per violazioni dell’OSHA, ha riferito The Shoestring, tra cui:

A marzo, l’agenzia ha accusato la sede di Trulieve’s Reading, Pennsylvania, di aver violato un regolamento che impone ai datori di lavoro di denunciare “il ricovero ospedaliero, l’amputazione o la perdita di un occhio” di un lavoratore.

Secondo The Shoestring c’è stato un accordo informale e il caso è ora chiuso.

Nel 2019, l’agenzia ha citato Trulieve dopo aver scoperto che il suo impianto di coltivazione a Quincy, in Florida, violava le norme sulla protezione respiratoria e sulla comunicazione dei pericoli.

Trulieve non è l’unica azienda produttrice di cannabis ad essere stata accusata di tali violazioni “pericolose”: Secondo il Daily Hampshire Gazette di Northampton, nel 2021, un impianto di coltivazione a Monson, nel Massachusetts, gestito dall’operatore multistatale Holistic Industries con sede nel Maryland, ha subito una diffusa contaminazione da muffe che ha creato rischi respiratori per i lavoratori.

Nel 2016 e nel 2017, l’Istituto nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro ha studiato i potenziali rischi professionali e respiratori di un impianto di coltivazione di cannabis del Minnesota non identificato.

Kate Robertson può essere contattata all’indirizzo kate.robertson@mjbizdaily.com.

 

La madre del defunto lavoratore della cannabis fa causa a Trulieve, sostenendo omicidio colposo

Chris Roberts, Reporter

November 21, 2023

Secondo i documenti del tribunale, la madre di un dipendente della coltivazione della Trulieve Cannabis Corp., morta nel gennaio 2022 dopo un collasso sul lavoro, ha intentato una causa per omicidio colposo contro la società.

Lorna McMurrey, 27 anni, è morta il 7 gennaio 2022, dopo aver avuto problemi respiratori mentre lavorava presso l’azienda di coltivazione dell’operatore multistatale con sede in Florida a Holyoke, Massachusetts.

Secondo i documenti del tribunale, la madre di un dipendente della coltivazione della Trulieve Cannabis Corp., morta nel gennaio 2022 dopo un collasso sul lavoro, ha intentato una causa per omicidio colposo contro la società.

Lorna McMurrey, 27 anni, è morta il 7 gennaio 2022, dopo aver avuto problemi respiratori mentre lavorava presso l’azienda di coltivazione dell’operatore multistatale con sede in Florida a Holyoke, Massachusetts.

Un rapporto pubblicato il 17 novembre dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie ha rilevato che McMurrey è morto di “asma professionale”. In una denuncia depositata lunedì presso la Corte Superiore della contea di Hampden nel Massachusetts, la madre di McMurrey, Laura Bruneau, ha affermato che la “morte tragica ed evitabile” di sua figlia è stata il risultato di negligenza da parte di Trulieve e dei suoi appaltatori “rispetto alla progettazione e all’installazione del sistema HVAC.”

La causa, che chiede un processo con giuria e danni non specificati, sostiene che il sistema HVAC “non è riuscito a ventilare adeguatamente la struttura e spesso ha delle perdite, causando la crescita di muffe sul prodotto a base di cannabis”.

La denuncia menziona Trulieve e le sue affiliate nel Massachusetts, che impiegavano direttamente McMurrey dal maggio 2021. La causa afferma che Trulieve “ha esposto consapevolmente e negligentemente” McMurrey e i suoi colleghi “a un ambiente di lavoro pericoloso” che includeva “polvere / muffa di cannabis trasportata dall’aria”. La denuncia fa anche nomi • Todd Grover, che secondo la causa era impiegato da Trulieve come “Responsabile della salute e sicurezza ambientale”.

Trulieve non ha risposto a molteplici richieste di commento di MJBizDaily.

Burnette Construction and Development e T. J. Conway non hanno risposto immediatamente ai messaggi di MJBizDaily in cerca di commenti. Un rappresentante di M&E Mechanical Contractions ha affermato che la società non era a conoscenza della causa e non poteva commentare. Non è stato possibile raggiungere Grover.

Si ritiene che la morte di McMurrey sia il primo esempio di un lavoratore di cannabis statunitense morto sul lavoro. In una dichiarazione rilasciata ai media martedì, Bruneau ha affermato che Trulieve “deve essere ritenuto responsabile”. “Il loro compito era proteggere Lorna”, ha aggiunto Bruneau.

 

 

 

 

Cannabis legale, il sì dell’Ohio è un no ai mantra trumpisti

11 Novembre 2023

Leonardo Fiorentini

https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/cannabis-legale-si-ohio-no-mantra-trumpisti/

 

  • Otto anni dopo il voto che aveva bocciato il referendum per legalizzare la cannabis con il 66% dei contrari, lo scorso martedì i cittadini dell’Ohio sono tornati alle urne. Oltre alla proposta, completamente diversa da quella del 2015 che di fatto consegnava il mercato della cannabis ricreativa ad un oligopolio, è decisamente cambiato il clima politico. Nel frattempo gli Stati che hanno legalizzato la cannabis si sono moltiplicati e oggi l’istanza antiproibizionista è accolta con favore dal 70% della popolazione statunitense.
  • Nonostante i sondaggi positivi della vigilia il voto in Ohio nascondeva alcune incertezze. Innanzitutto, era un turno elettorale parziale: si votava per i distretti scolastici e altre elezioni locali, un’elezione quindi poco coinvolgente per l’elettorato più giovane e più favorevole, in uno Stato governato stabilmente dai Repubblicani e nel quale nel 2020 Trump aveva vinto. Anche il contemporaneo voto per blindare il diritto all’aborto all’interno della Costituzione statale faceva temere una massiccia mobilitazione dell’elettorato conservatore.
  • Alle urne è stata invece confermata l’onda verde americana con il 57% dei consensi, percentuale simile a quella che ha visto prevalere i sì al diritto all’aborto. Ha vinto la Coalition to Regulate Marijuana Like Alcohol che ha condotto la campagna raccogliendo quasi 6 milioni di dollari di contributi elettorali. L’Ohio, con i suoi quasi 12 milioni di abitanti, è diventato il 24esimo Stato USA che ha regolamentato la cannabis per tutti gli usi. Così più della metà dei cittadini statunitensi vivono adesso in uno stato che ha legalizzato la cannabis.
  • In Ohio sarà legale – per i maggiorenni (21 anni) – detenere al massimo 70 grammi (2,5 once) di infiorescenze di cannabis e 15 grammi di concentrati. Si potranno coltivare fino a sei piante per uso personale, con un massimo di 12 per famiglia. L’imposta sulle vendite sarà del 10%: il ricavato verrà utilizzato per il 36% per sostenere i programmi di equità sociale e di occupazione. Una quota identica sarà destinata alle città che permetteranno alle imprese di operare nella loro area, mentre ai programmi di educazione e di trattamento dell’abuso di sostanze sarà destinato il 25% degli introiti. Il rimanente 3% sarà utilizzato per sostenere i costi amministrativi dell’attuazione del sistema. Sarà istituita una Divisione per il Controllo della Cannabis nell’ambito del Dipartimento del Commercio con il compito di regolare il mercato, concedere le licenze, controllare e sanzionare gli operatori del mercato legale. Le aziende che già operano sul mercato della cannabis terapeutica potranno vedersi rilasciata una licenza per quello ricreativo già nove mesi dopo l’entrata in vigore. Saranno poi concesse ulteriori licenze, a cui avranno accesso preferenziale i partecipanti al programma di equità sociale. Manca invece un provvedimento specifico per la cancellazione automatica delle pene pregresse per cannabis: nel testo approvato dagli elettori è inclusa solo una disposizione che richiede alle autorità di regolamentazione di “studiare e finanziare” le iniziative di riforma della giustizia penale, compresa la “ripulitura” delle fedine penali.
  • Gli oppositori alla misura, sia politici repubblicani che noti lobbysti proibizionisti – come Kevin Sabet, l’ospite d’onore all’evento antidroga del Governo Meloni (vedi l’Unità del 25 giugno 2023) – hanno annunciato che tenteranno di far modificare la normativa approvata dagli elettori, se non addirittura abrogarla. Si tratta certo degli ultimi colpi di coda proibizionista, che però in alcuni casi sono riusciti nell’intento di rallentare o addirittura cancellare (come in Nord Dakota) i risultati referendari.
  • Una linea perseguita anche a livello federale dove il deputato repubblicano texano Pete Session, ha presentato un emendamento al bilancio per impedire l’uso di fondi federali per declassificare o riclassificare la cannabis. Un tentativo di mettere i bastoni fra le ruote alla revisione della classificazione della marijuana, voluta dal presidente Joe Biden (vedi l’Unità del 5 settembre scorso).
  • Dal canto suo il capogruppo democratico al Senato Schumer, sottolineando che martedì “in quasi tutte le principali elezioni hanno prevalso i candidati democratici e i temi democratici”, ha dichiarato che il risultato conferma che “gli americani si oppongono ferocemente all’estremismo MAGA (Make America Great Again, lo slogan elettorale trumpiano, ndr)” e che quindi continuerà a lavorare per portare avanti una legislazione bipartisan sulla cannabis il prima possibile.

 

CBD: il TAR ritiene fondato il ricorso e conferma la sospensione

26 Ottobre 2023

Redazione

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Con l’ordinanza numero 07137/2023 il TAR del Lazio ha ritenuto fondato il ricorso promosso da Ici – Imprenditori Canapa Italia contro il Decreto Ministeriale con il quale il Ministro della Salute Schillaci aveva inserito i prodotti ad uso orale a base di cannabiolo (CBD) nelle tabelle dei farmaci stupefacenti del Testo Unico sulle droghe ed ha rinviato il giudizio all’udienza di merito fissata per il prossimo 16 gennaio.

La corte amministrativa ha infatti “rilevato che la motivazione resa a supporto del D.M. gravato appare priva della richiesta integrazione istruttoria da parte del CSS e non sufficientemente chiara in ordine al dirimente profilo degli “accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica” di cui ai criteri indicati all’art. 14, co.1, lett.f) punto 1) del D.P.R. n. 390 del 1990. Per questo afferma “che si prospettano come fondati, sia pure a un sommario esame, i vizi di carenza istruttoria e di vizio di motivazione” e che non apparendo “configurarsi, allo stato di fatto, imminenti rischi per la tutela della salute pubblica e che pertanto sussistano i presupposti per la sospensione del provvedimento” sino all’udienza di merito fissata per l’inizio del 2024.

Qui la decisione del TAR del Lazio.

La domanda di lavoratori stagionali per la raccolta della cannabis aumenta dopo i licenziamenti nel settore   

19 ottobre 2023

Di Kate Robertson, scrittrice

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Secondo i dirigenti delle società di reclutamento, la concorrenza per assicurarsi i lavoratori stagionali per il raccolto di cannabis all’aperto di quest’anno è stata più accanita che mai.

Molti coltivatori di marijuana hanno ridotto la loro forza lavoro a tempo pieno negli ultimi anni in risposta alle pressioni inflazionistiche, agli alti tassi di interesse e ai costi elevati della raccolta di capitali – e stanno compensando quel lavoro con dipendenti temporanei.

“Ci sono stati molti licenziamenti negli ultimi 18 mesi”, ha detto a MJBizDaily in un’intervista Kara Bradford, co-fondatrice e CEO della società nazionale di reclutamento di cannabis e risorse umane Viridian Staffing con sede a Seattle.

“Quindi hanno personale più snello e hanno bisogno di ulteriore assistenza a causa della stagione del raccolto.” Il numero totale di posti di lavoro nel settore della marijuana è diminuito del 2% dall’inizio del 2022, secondo un rapporto di aprile della piattaforma di reclutamento di cannabis Vangst con sede a Denver.

Questo declino è stato il primo per l’industria della cannabis da quando gli stati hanno iniziato a legalizzare la marijuana, sottolineando la necessità per le aziende di coltivazione di MJ di cercare lavoratori temporanei per far fronte al raccolto autunnale.

Quello a cui stiamo assistendo è una regressione”, ha affermato Jacob Carlson, co-fondatore e CEO della società di personale EzHire Cannabis con sede a Boston. “Non sono stati in grado di creare un vero team di coltivazione con stipendi o benefici a tempo pieno”. L’aumento della domanda di dipendenti stagionali arriva mentre i coltivatori devono affrontare una maggiore concorrenza per i lavoratori temporanei delle industrie tradizionali che sono alle prese con gli stessi fattori macroeconomici della cannabis.

Inoltre, il lavoro di raccolta della marijuana è difficile, molto più estenuante dei lavori temporanei al dettaglio, ha osservato Carlson. Ciò significa che c’è più fatturato nel settore della cannabis, ha aggiunto. Con i controlli dei precedenti e dei precedenti penali necessari in alcuni stati, i coltivatori devono affrontare anche ulteriori ostacoli per assumere forza lavoro temporanea nel settore della marijuana.

Al contrario, Karson Humiston, CEO di Vangst, ha affermato di considerare l’aumento della domanda come un segno di un mercato in maturazione. “Le aziende sono migliorate nel prevedere le proprie esigenze di manodopera dato che il settore continua a maturare”, ha detto a MJBizDaily in un’intervista.

La stagione del raccolto autunnale significa semplicemente che c’è una domanda di più lavoratori in questo periodo cruciale dell’anno, ma la manodopera semplicemente non è necessaria a tempo pieno. “Pertanto, quest’anno le aziende hanno fatto un lavoro migliore nel sfruttare i dipendenti temporanei rispetto agli altri anni”.

Fare di più con meno

Quest’anno, Viridian sta rispondendo a più chiamate alla ricerca di lavoratori temporanei durante il “croptober” di questo autunno, quando arriva la maggior parte del raccolto all’aperto. Tuttavia, Bradford ha affermato che le aziende che chiedono aiuto sono spesso spaventate dal costo dell’assunzione di una società di reclutamento.

I coltivatori spesso si aspettano che i lavoratori temporanei siano meno costosi dei dipendenti a tempo pieno. Ma non è così, ha detto Bradford, data l’inflazione e l’aumento generale dei salari. La paga media nazionale per un trimmer per cannabis è di 16 dollari l’ora, secondo il mercato del lavoro con sede in California ZipRecruiter.

Ma gli operatori di marijuana spesso dimenticano che le società di reclutamento come Viridian coprono costi come l’indennità dei lavoratori, l’assicurazione contro la disoccupazione e la formazione sulla sicurezza sul lavoro. “Non capiscono che abbiamo molti altri costi, oltre al costo per trovare quei lavoratori, assumerli, assumerli e pagare gli stipendi”, ha detto Bradford. “E poi, una volta che li lasci andare perché sono stagionali, la gestione dei requisiti statali di disoccupazione ricade su di noi”.

Nel 2016 e nel 2017, ha affermato Bradford, i dipendenti a tempo pieno e non addetti alla coltivazione sono stati chiamati ad aiutare con i raccolti all’aperto a causa dell’alto costo di capitale e dell’inesperienza; gli operatori non si rendevano conto di quanto aiuto avevano bisogno per la rimozione, la potatura e la raccolta. lavorazione della marijuana. “Abbiamo visto che ciò accada di nuovo”, ha detto. “Si tratta di un aumento della domanda, più bisogno, ma meno fondi con cui farlo”.

Le aziende più piccole sentono la crisi

Gli operatori chiedono sempre più spesso se possono differire il libro paga, ovvero non pagare a Viridian il costo dell’assunzione di lavoratori temporanei fino a dopo il raccolto. Ma Bradford ha affermato che la competenza principale dell’azienda è il personale, non il ruolo di banca o istituto di credito. Viridian lavorerà con i clienti esistenti e a lungo termine che ritiene ripagheranno, ma la società non offrirà queste condizioni favorevoli a tutti i clienti. È semplicemente troppo rischioso, ha detto Bradford. Le aziende più grandi come gli operatori multistatali sono avvantaggiati perché hanno più denaro da spendere, ha affermato Carlson di EzHire. Sono in grado di pagare la quota della società di reclutamento e una paga oraria più elevata (di circa 20 dollari l’ora) per attirare lavoratori stagionali. “È più difficile per i negozi più piccoli perché, francamente, non possono pagare qualcuno dai 30 ai 40 dollari l’ora”, ha detto. “Perché è quello che costa.”

Requisiti mutevoli

Carlson ha affermato che gli operatori sono sempre più alla ricerca di lavoratori temporanei con esperienza, il che spesso significa coloro che hanno lavorato nel mercato tradizionale. “Per quanto riguarda la rifinitura, se sai già in cosa ti stai cacciando, è più probabile che resti, giusto?”

I trimmer possono trascorrere dalle cinque alle sette ore al giorno da soli, ha detto, un lavoro che non è adatto a tutti. Humiston ha inoltre affermato che i clienti nei mercati più maturi sono alla ricerca di lavoratori temporanei esperti con esperienza e che siano già stati formati per svolgere compiti come la rifinitura.

Stanno anche cercando persone con esperienza nei mercati regolamentati. “Le persone addestrate”, ha detto, “chiedono un po’ di soldi, ma di più, ma per molte aziende ne vale la pena”.

Inizia a cercare presto

Humiston ha affermato di essere lieta di ricevere notizie da più aziende alla ricerca di lavoratori per la raccolta autunnale già ad aprile. “Si tratta di un risultato molto promettente perché dimostra che le aziende stanno assumendo talenti HR davvero sofisticati e che possono fare previsioni migliori”, ha affermato. Bradford ha affermato che gli operatori con raccolti all’inizio di settembre potrebbero iniziare a contattare a giugno, il che è utile per coordinare i lavoratori che intendono viaggiare verso sud poiché i lavoratori saranno necessari più avanti in autunno.

“Incoraggiamo le persone a contattarci il prima possibile”, ha detto Bradford. “In questo modo possiamo fornire un’esperienza migliore a coloro che sostanzialmente vanno di fattoria in fattoria.”

Kate Robertson può essere contattata all’indirizzo kate.robertson@mjbizdaily.com.

Dall’erba alle orchidee: i coltivatori canadesi si rivolgono a nuove colture in mezzo all’eccesso di cannabis

18 ottobre 2023 – Aggiornato il 18 ottobre 2023

Di Matt Lamers, redattore internazionale

https://mjbizdaily.com/canadian-cannabis-growers-try-veggies-other-crops-amid-weed-glut/?utm_medium=email&utm_source=newsletter&utm_campaign=MJD_20231018_NEWS_Daily

Alcuni dei più grandi coltivatori di cannabis del Canada si stanno rivolgendo a verdure, frutta e orchidee per rafforzare i propri profitti mentre i fondamentali macroeconomici continuano a mettere a dura prova il settore in difficoltà. L’ultimo produttore autorizzato ad entrare nel settore alimentare è Tilray Brands, con sede a Leamington, Ontario, che recentemente ha dichiarato che stava convertendo parte della sua vasta struttura a Gatineau, Quebec, per coltivare frutta e verdura. Tilray si unisce ad Aurora Cannabis con sede in Alberta e Village Farms International con sede nella Columbia Britannica nel diversificare la loro attività principale in un momento in cui un eccesso di marijuana ha fatto crollare i prezzi all’ingrosso. L’anno scorso, Aurora si è ramificata nel settore della propagazione degli ortaggi e dei fiori ornamentali con l’acquisizione di Bevo Agtech, uno dei maggiori fornitori di fiori e piantine di ortaggi del Nord America, per 45 milioni di dollari canadesi (35 milioni di dollari). “Tutti stanno cercando di capire cosa fare con (le serre) e non riavrete mai tutti i vostri soldi”, ha detto a MJBizDaily il CEO di Aurora, Miguel Martin, in un’intervista telefonica. “Tuttavia, penso che sia importante mantenerli vitali, ed è stato bello vedere la struttura di Edmonton di nuovo piena, proprio accanto all’aeroporto”. Health Canada, l’agenzia federale che supervisiona il settore della cannabis, ha sottolineato un requisito fondamentale per qualsiasi produttore autorizzato che voglia diversificare. “Sarebbe un requisito che l’individuo o l’organizzazione che intraprende la coltivazione di ortaggi, frutta o fiori sia lo stesso dell’individuo o dell’organizzazione che detiene la coltivazione (licenza)”, ha affermato l’agenzia in risposta a una domanda di MJBizDaily. Village Farms, con sede a Vancouver, aveva già attività di produzione in BC, Texas e Messico prima di espandersi nel settore della cannabis tramite la sua filiale Pure Sunfarms. Pure Sunfarms è uno dei maggiori produttori di cannabis in Canada per quota di mercato.

Economia dura

La diversificazione arriva mentre i produttori di cannabis canadesi si confrontano con la dura realtà economica dei settori della marijuana ricreativa e medica. Nel complesso, il settore si trova ancora ad affrontare una situazione di eccesso di offerta in quasi tutte le categorie di prodotti. A partire dallo scorso inverno, le scorte di cannabis essiccata confezionata e non confezionata sono balzate al massimo storico di 1,47 miliardi di grammi (3,2 milioni di libbre). Health Canada non rilascerà i dati fino alla prossima primavera, tenendo conto del “croptober” di questo autunno – quando arriverà la maggior parte del raccolto all’aperto – ma è improbabile che la situazione sia migliorata notevolmente. Lo squilibrio tra domanda e offerta in Canada è uno dei fattori principali, oltre alla forte concorrenza, che spinge i prezzi al ribasso, il che si aggiunge alle difficoltà delle imprese che già combattono l’aumento dei costi di produzione a causa delle pressioni inflazionistiche generali. “A causa dell’eccesso di offerta, i prezzi sono scesi (circa) del 50% da 13 CA$ al grammo equivalente nel (2019), a 6 CA$ al grammo nel (2023)”, Aaron Gray, analista di Alliance Global Partners con sede a New York, ha scritto in una nota agli investitori questa settimana. Anche un rapporto preliminare di un gruppo di esperti nominato dal governo che analizza la legge canadese sulla legalizzazione degli adulti ha dipinto un quadro preoccupante del settore. “Un messaggio principale dei rappresentanti del settore è stato che, nonostante la crescita del mercato legale della cannabis, le aziende lungo tutta la catena di approvvigionamento stanno lottando per realizzare profitti e mantenere la sostenibilità finanziaria”, osserva il rapporto.

L’approccio di Aurora

Diversi fattori stanno spingendo Aurora a diversificarsi oltre la sua attività principale: la cannabis terapeutica. Il CEO di Aurora, Martin, ha affermato che la grande serra conosciuta come Sky – a un certo punto destinata a essere tra le più grandi al mondo per la cannabis – “non funzionava per noi”. “Semplicemente non produceva cannabis competitiva, ed era incredibilmente costoso avere quella struttura e quell’eccesso”, ha detto. “Penso che gli investitori si siano sentiti a proprio agio con l’idea che saremmo stati redditizi in primo luogo e poi di una certa dimensione.” Aurora ha chiuso Sky all’inizio del 2022. L’azienda voleva espandersi in un’attività agricola adiacente e redditizia. Ma Martin ha detto che sapeva che Aurora non sarebbe mai diventata un’esperta nella propagazione di sostanze diverse dalla cannabis. Quindi Aurora ha deciso di trovare qualcuno che lo fosse. “Innanzitutto, abbiamo deciso di acquisire un’azienda agricola redditizia e sostenibile – canadese se possibile –”, ha detto Martin a MJBizDaily. Ciò ha portato Aurora ad acquisire una partecipazione di controllo in Bevo lo scorso anno come parte di un accordo in cui Bevo ha acquistato il complesso di serre Sky presso l’aeroporto internazionale di Edmonton per un massimo di CA $ 25 milioni. Lo scorso luglio, Aurora ha venduto l’altra sua enorme serra, Sun, a Medicine Hat, Alberta, a Bevo per termini non resi noti. Parte della tesi di Aurora è che la natura altamente tecnica e automatizzata delle serre di cannabis le rende adatte a piante tropicali come le orchidee. “Sono così unici per la quantità di ingegneria che è stata necessaria per realizzarli, perché la cannabis deve essere costantemente a una certa temperatura e umidità, e per parte dell’automazione”, ha detto Martin. La produzione di orchidee avviene solo presso Sky, mentre Sun si sta trasformando per diventare un sito di propagazione delle piante per Bevo. “La differenza fondamentale tra una serra di cannabis e una serra non di cannabis è la sostenibilità di una temperatura e un’umidità costanti”, ha affermato Martin. “La cannabis li richiede e sono costruiti appositamente per questo. La maggior parte delle serre presenta molta variabilità a seconda della stagione”. Martin ha detto che il business delle orchidee di Bevo ha avuto “un enorme successo” finora. “Ad essere onesti, non conosco molte persone che pensavano che avresti coltivato una pianta tropicale a Edmonton e Medicine Hat, tra tutti i posti, ma poiché quelle strutture sono costruite appositamente per quel tipo di pianta, ha avuto un enorme successo ,” Egli ha detto. “Abbiamo appena venduto il nostro primo lotto. Ci saranno milioni e milioni di orchidee lì dentro. È un business davvero ben gestito.

L’approccio di Tilray

Tilray, la più grande azienda produttrice di cannabis in Canada per quota di mercato nel settore degli adulti, è da tempo sostenitrice della diversificazione. Nel 2021, Tilray ha acquistato la Breckenridge Distillery con sede in Colorado, che produce whisky bourbon. Da allora, Tilray ha acquistato un numero sufficiente di aziende produttrici di birra da renderla una delle più grandi aziende di birra artigianale negli Stati Uniti. Ora Tilray sta entrando nel business dei cetrioli. “Per quanto riguarda la nostra struttura di Masson in Quebec, abbiamo investito nell’apportare le modifiche necessarie per convertire e ottimizzare la struttura per coltivare cannabis, frutta e verdura per il mercato del Quebec”, ha affermato il CEO di Tilray, Irwin Simon, in una teleconferenza con gli analisti questo mese. “Questo lavoro è sulla buona strada e inizieremo a piantare cetrioli quest’anno.” Martin ha un approccio simile a Simon riguardo alle serre di cannabis sottoutilizzate. suggerendo che sarebbe meglio convertirli ad altra agricoltura piuttosto che lasciarli stare all’oscuro, a condizione che la nuova linea di business sia redditizia. “C’è un margine migliore (nelle verdure) che semplicemente tenere il posto buio o (coltivare) cannabis che non puoi vendere”, ha detto Simon agli analisti. “Pensiamo, e ci è stato chiesto da diversi rivenditori in Quebec, che ci sia una grave carenza e vogliono che le verdure crescano in Quebec”, ha detto. Tilray non ha risposto a una richiesta di intervista di MJBizDaily. Ma almeno uno degli analisti che seguono l’azienda è scettico. “Crediamo che raggiungere il giusto livello di capacità industriale sia importante, ma crediamo che vendere strutture ai coltivatori sia probabilmente più appropriato che coltivare la produzione stessa”, ha scritto in una nota a Michael Lavery, analista azionario della banca d’investimento Piper Sandler con sede a Minneapolis. investitori.

L’approccio delle Village Farms

Village Farms International, un’azienda agricola specializzata con sede a Delta, nella Columbia Britannica, ha adottato un approccio diverso. A differenza dei concorrenti dell’azienda, per Village Farms i prodotti venivano prima della cannabis. L’azienda ha una divisione di produzione chiamata VF Fresh. Le filiali di cannabis di Village Farms includono Pure Sunfarms e Rose LifeScience, un produttore autorizzato con sede in Quebec. Parte della strategia di Village Farms prevedeva di non potenziare eccessivamente la capacità delle serre di cannabis – una trappola in cui sono caduti molti dei suoi rivali di marijuana, tra cui Tilray e Aurora. “Un punto chiave di differenziazione è che abbiamo compreso la natura di un prodotto di base in agricoltura”, ha detto a MJBizDaily Ann Lefever Gillin, vicepresidente esecutivo degli affari aziendali presso Village Farms International. “Fin dal primo giorno, abbiamo strutturato le nostre operazioni (cannabis) e i nostri costi per anticipare questo contesto di prezzi più bassi. “Il team ha esaminato il mercato (della cannabis canadese) e ha affermato che il mercato tradizionale è in realtà il prezzo minimo. Dobbiamo fissare il prezzo di tutta la nostra produzione e dei costi (relativi) in base al livello minimo, non agli obiettivi ambiziosi”. Questa strategia prevedeva di investire molto meno nelle operazioni di coltivazione della cannabis. Invece, l’azienda si è concentrata sulla messa a punto. “Eravamo molto attenti al ritorno del capitale, sulla base di un modello di business che prevedeva che il prezzo per grammo non sarebbe rimasto a quel livello”, ha detto Gillin. “Ciò ci ha permesso di essere positivi all’EDIBTA per 19 trimestri consecutivi.” Gillin ha aggiunto che l’azienda ha una venerazione per le piante internamente, ed essere un’azienda agricola le dà innanzitutto un vantaggio rispetto ai concorrenti che potrebbero non avere lo stesso grado di attenzione. “Abbiamo capito il clima in crescita e l’ambiente in crescita sotto vetro”, ha detto. “Questo ci ha dato un reale vantaggio nel creare un ambiente perfetto per coltivare costantemente piante di cannabis di alta qualità.” Gillin ha osservato che Village Farms “aveva anni di dati sulla crescita, dati climatici, per supportare cosa aspettarsi in termini di risposta delle piante. Questo è stato un enorme vantaggio. “Non abbiamo un segreto, ma abbiamo commesso tutti gli errori e abbiamo imparato da essi”, ha detto. “Abbiamo una cultura dell’apprendimento e del miglioramento. Questo è ciò di cui hai bisogno in agricoltura. “Ti lancia un sacco di palle curve sulla tua strada.”

Matt Lamers può essere raggiunto all’indirizzo matt.lamers@mjbizdaily.com.

Cosa potrebbe significare la fine del 280E per le tasse sulle imprese legate alla cannabis

17 ottobre 2023 – Aggiornato il 17 ottobre 2023

Di Salomone Israel

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Mentre la Drug Enforcement Administration statunitense valuta se trasformare la marijuana in una sostanza controllata dalla Tabella 3, i produttori di cannabis regolamentati attendono con ansia la prospettiva di alleggerire i loro pesanti oneri fiscali ai sensi della Sezione 280E del codice fiscale federale. Spostare la marijuana dalla Tabella 3 alla Tabella 1 porrebbe fine all’effetto della 280E sull’industria della cannabis, consentendo alle aziende regolamentate dallo stato di “detrarre, ai fini dell’imposta federale sul reddito, tutte le loro spese aziendali ordinarie e necessarie, come farebbe qualsiasi altra azienda.” ha affermato Thomas Ostrander, partner dello studio legale Duane Morris con sede a Filadelfia. Lo studio legale sta informando l’industria della cannabis su diverse implicazioni fiscali chiave della riprogrammazione: • È improbabile che le tasse pagate in passato con importo inferiore a 280E vengano rimborsate. • Le imposte passate non pagate dovute sotto 280E sarebbero probabilmente ancora dovute. • Se la riprogrammazione verrà completata nel 2024, è possibile che la tassazione 280E sull’industria della marijuana possa terminare con effetto retroattivo al 1° gennaio 2024. Tuttavia, come l’industria della marijuana sa fin troppo bene, i tempi esatti delle riforme politiche del governo, come la riprogrammazione, possono essere imprevedibili. “È difficile dire quando ciò accadrà”, ha avvertito Ostrander. “Non dare per scontato che ciò accadrà l’anno prossimo.”

 

Onere 280E per le aziende produttrici di cannabis

Sotto 280E, le aziende statali di marijuana hanno pagato più di 1,8 miliardi di dollari in tasse in eccesso rispetto alle aziende non legate alla cannabis nel 2022, ha detto all’inizio di quest’anno la società di ricerca sul settore MJ con sede a Portland, Oregon, Whitney Economics. Whitney prevedeva che i pagamenti fiscali in eccesso sarebbero cresciuti fino a 2,1 miliardi di dollari nel 2023. Il fenomeno 280E si traduce spesso in aliquote fiscali superiori al 70%, in particolare per i rivenditori di marijuana, ha osservato Whitney. Alla luce di tale onere, la prospettiva di ridurre tali pagamenti fiscali aprirebbe nuove opportunità per le aziende statunitensi di cannabis. Jon Levine, amministratore delegato e presidente dell’operatore multistatale di cannabis MariMed con sede nel Massachusetts, prevede che la fine del 280E per l’industria della marijuana farebbe risparmiare all’azienda milioni di dollari all’anno. “Penso che quei milioni di flusso di cassa extra ogni anno sarebbero una grande opportunità per aiutarci a continuare la nostra crescita, ricerca e sviluppo e (restituire) denaro ai nostri dipendenti per la continua crescita che stiamo attraversando”, ha detto a MJBizDaily . Ma Levine ha messo in guardia dal contare i polli riprogrammati prima che si schiudano.

Ad esempio, la possibilità di una riforma bancaria della marijuana attraverso varie iterazioni del SAFE Banking Act è stata lanciata davanti al settore ormai da anni senza risultati, ha osservato Levine. Tuttavia, ha aggiunto Levine, “riteniamo che questa opportunità (di riprogrammazione) si realizzerà”. Tuttavia, ha affermato che MariMed sta pianificando per il 2024 come se la tassazione 280E fosse ancora in vigore. Levine ha aggiunto che l’eliminazione della tassazione 280E in fase di riprogrammazione sarebbe un vantaggio particolare per le startup di cannabis, che “devono grandi soldi oltre a un flusso di cassa negativo”. Aaron Miles, direttore degli investimenti della MSO Verano Holdings con sede a Chicago, ha affermato che in passato la società aveva differito le imposte dovute sotto i 280E, ma “ora sta gestendo tale equilibrio”. Si aspetta che la tassazione 280E costerà a Verano tra gli 80 ei 100 milioni di dollari quest’anno in tasse statali e federali combinate. Dal momento che alcuni governi statali stanno tagliando le tasse di 280E a livello statale, ha aggiunto, “l’importo effettivo del risparmio potrebbe cambiare nel tempo”. Nel frattempo, Miles ha detto che Verano “sta sentendo tutte le cose giuste” sulle probabilità di una riprogrammazione della marijuana. “Fortunatamente, questo non deve passare attraverso il Congresso, perché stiamo vedendo il caos che sta accadendo alla Camera (dei Rappresentanti) in questo momento. … Penso che questa amministrazione abbia tutto l’incentivo del mondo per portare questo traguardo oltre il traguardo”, ha detto.

 

Preparazione per i cambiamenti 280E

Se la marijuana dovesse essere spostata nella Tabella 3 nel 2024, la tassazione di 280E sull’industria della cannabis potrebbe finire per l’anno fiscale che inizia il 1° gennaio 2024, ha detto Ostrander, avvocato di Duane Morris. Se la riprogrammazione entrasse in vigore a metà anno, ad esempio, “non avrebbe molto senso dire alle aziende: ‘Devi calcolare il tuo debito fiscale per metà anno sotto 280E’”, ha detto. Alcune aziende produttrici di marijuana hanno tasse non pagate dovute sotto i 280E, e Ostrander ritiene che quelle tasse passate probabilmente sarebbero ancora dovute all’IRS dopo la riprogrammazione. È anche improbabile che le tasse aziendali sulla cannabis pagate sotto i 280E negli anni precedenti vengano rimborsate retroattivamente, ritiene Ostrander. “L’IRS ha il compito di raccogliere entrate per finanziare le operazioni del governo degli Stati Uniti”, ha detto. “Non restituiscono quasi mai i soldi a meno che non ci sia una ragione reale e forte per farlo, sotto forma di quella che sarebbe una richiesta di rimborso.” Ostrander ha affermato che lui e Duane Morris rappresentano Patients Mutual Assistance Collective Corp., una filiale della società californiana di marijuana Statehouse Holdings, in un caso che coinvolge la responsabilità fiscale della società nel 2016 ai sensi della 280E. Sostengono che l’imposta è incostituzionale in quanto imposta diretta che non è ripartita tra gli stati sulla base della popolazione. “Affermiamo anche che non si tratta affatto di una tassa, ma di una sanzione”, ha detto Ostrander.

Cerco un rimborso

Il contenzioso non ha ancora avuto il suo giorno in tribunale, e Ostrander ha riconosciuto che le precedenti sfide legali alla costituzionalità della tassazione 280E sono fallite, anche se ha affermato che quei casi hanno adottato un approccio legale diverso. Tuttavia, Ostrander raccomanda alle aziende produttrici di cannabis di presentare richieste di rimborso protettivo per le tasse pagate sotto 280E, per ogni evenienza. “Fai queste affermazioni in modo da preservare i tuoi diritti di riavere i tuoi soldi se, effettivamente, 280E viene dichiarato incostituzionale e la corte rende quella sentenza retroattiva”, ha detto. MSO Trulieve Cannabis Corp., con sede in Florida, ha recentemente annunciato il proprio tentativo di ottenere un rimborso fiscale di 280E per un importo di 143 milioni di dollari. Trulieve non ha rivelato la sua esatta strategia legale, ma ha affermato che la società “ritiene di non essere in debito” con le tasse. In termini di preparazione alla possibile fine del 280E in fase di riprogrammazione, Ostrander ha suggerito che le aziende produttrici di marijuana mantengano “buoni libri contabili e registri delle vostre operazioni” e presentino le dichiarazioni dei redditi in tempo. Ostrander ha affermato di riscontrare spesso problemi di conformità fiscale nel settore della cannabis. “Vedo regolarmente dichiarazioni presentate in ritardo, il che si traduce in sanzioni e interessi significativi. Il risultato è che l’IRS bussa alla tua porta per riscuotere”, ha detto. “Non ho visto nessuna azienda chiudere, anche se questo rientra nei poteri del governo”. Per le aziende con passività fiscali esistenti 280E, Ostrander ha consigliato di valutare le opzioni per il pagamento tramite un accordo rateale, un’offerta di compromesso o un accordo rateale con pagamento parziale. “Ci sono opzioni là fuori per tenere il lupo lontano dalla porta, per così dire”, ha detto Ostrander, aggiungendo che l’IRS è molto più potente dei normali creditori. “Se hai un debito significativo con l’Agenzia delle Entrate, trattalo seriamente. Non lasciare che la posta rimanga chiusa e agisci entro il lasso di tempo previsto da questi avvisi per ottenere sollievo o protezione da cose brutte che accadono. Nel frattempo, Miles di Verano raccomandava agli operatori di cannabis che si preparavano alla fine della tassazione 280E di “irrigidire il bilancio, di essere molto intelligenti e conservatori con i propri soldi”. “Perché in questo momento, i migliori operatori saranno quelli che sopravviveranno”, ha continuato. “E se non sapevi come gestire la tua attività prima del passaggio SICURO (bancario) o prima della riprogrammazione a (Schedule) 3, molto probabilmente non saprai come gestire la tua attività dopo.”

Solomon Israel può essere raggiunto all’indirizzo solomon.israel@mjbizdaily.com.