11 Settembre 2024
Redazione
Il TAR del Lazio sospende il decreto che inserisce il CBD tra le sostanze stupefacenti: un risultato cruciale per il settore della canapa industriale.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha accolto l’istanza cautelare presentata dall’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia, Giantec S.r.l., Società Biochimica Galloppa S.r.l., Orti Castello e ha così sospeso il decreto del Ministero della Salute del 27 giugno 2024, che prevedeva l’inclusione delle preparazioni ad uso orale contenenti cannabidiolo (CBD) nella Tabella B dei medicinali stupefacenti. Lo rende noto Mattia Cusani, Presidente di Canapa Sativa Italia.
Per i promotori del ricorso al TAR “questo decreto avrebbe limitato fortemente la coltivazione e l’uso del CBD in vari settori, inclusi quelli erboristici, cosmetici e degli integratori alimentari. Le preoccupazioni espresse nel decreto erano basate sull’ipotetico rischio per la salute pubblica, senza fondamento scientifico. Tuttavia, come riconosciuto dal TAR, le evidenze scientifiche e le normative europee dimostrano chiaramente che il CBD è sicuro e privo di effetti psicoattivi. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza n. 141 del 19 novembre 2020, aveva già stabilito che il CBD non può essere considerato una sostanza stupefacente e deve godere della libertà di circolazione all’interno dell’Unione.”“La sospensione del decreto – continua Cusani – rappresenta una vittoria per tutto il settore della canapa, che da anni lotta contro ostacoli normativi e sequestri ingiustificati di prodotti, a fronte di una crescente richiesta sia in Italia che all’estero. Il CBD, estratto dalle infiorescenze di canapa, rappresenta la materia prima fondamentale per lo sviluppo di diverse filiere industriali, come l’erboristica, la cosmetica, la fitoterapia e gli integratori alimentari, tutte settori dove il Made in Italy eccelle.”Il commento si estende poi alla valutazione delle conseguenze della norma inserita nel ddl sicurezza per vietare la cannabis light: “le infiorescenze di canapa sono la parte più preziosa della pianta per l’estrazione del CBD e di altri oli essenziali. Oltre a essere il fulcro dell’industria cosmetica e fitoterapica, costituiscono la base per la produzione di integratori alimentari, un mercato in continua espansione. Criminalizzare le infiorescenze, come prevede l’Articolo 18 del DDL Sicurezza, non solo bloccherebbe la filiera, ma anche l’esportazione di prodotti di qualità, riconosciuti a livello internazionale, danneggiando gravemente l’economia del settore. Tuttavia, il TAR ha dimostrato che il CBD non rappresenta un pericolo per la salute pubblica. Se cadono le basi su cui si fondava il divieto del CBD, anche il tentativo di criminalizzare le infiorescenze risulta privo di fondamento. Questo tentativo di controllo attraverso misure penali non è costituzionalmente giustificabile e apre pericolosi scenari, dove si potrebbero vietare oggetti e prodotti in base a supposizioni ideologiche piuttosto che a prove concrete.”
“La sospensione del decreto rappresenta solo il primo passo verso una regolamentazione equa e giusta”, sottolinea Cusani. “Continueremo a lottare contro l’Articolo 18 e ogni tentativo di criminalizzazione del CBD e delle infiorescenze, fino a quando non sarà garantito un quadro normativo chiaro, che permetta all’industria di crescere e prosperare, valorizzando le eccellenze del Made in Italy”.
Cusani e l’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia esprimono quindi “profonda gratitudine a Sardinia Cannabis, Resilienza Italia Onlus, Federcanapa, Assocanapa, Canapa delle Marche e ai loro rispettivi presidenti, Piero Manzanares, Francesco Vitabile e Beppe Croce, Carlotta Canavesio, Matteo Venturini per il supporto e l’impegno in questa lotta per la giustizia e il progresso del settore della canapa. Un ringraziamento speciale va anche allo studio legale degli avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio, la cui esperienza e dedizione sono stati fondamentali per ottenere questa sospensione e garantire un futuro per la canapa industriale in Italia. Desideriamo inoltre esprimere la nostra gratitudine a tutte le organizzazioni di categoria che si sono schierate al nostro fianco: CIA, Confagricoltura, CNA, Coldiretti, COPAGRI, Alleanza Cooperative, Altragricoltura. Seguiti anche da CGIL dalla parte dei migliaia dei lavoratori coinvolti. Grazie al loro contributo, siamo riusciti a portare avanti una battaglia che difende i diritti degli agricoltori, dei lavoratori e delle imprese che operano legalmente nel settore della canapa.