E ora l’ONU invoca: “basta guerra alla droga!”

22 Settembre 2023

Leonardo Fiorentini

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Lo chiede l’Alto commissariato per i diritti umani in uno storico rapporto, che non piacerà a Palazzo Chigi dove si sta andando nella direzione opposta. Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, su l’Unità del 22 settembre 2023.

Nelle stesse ore in cui Giorgia Meloni a New York chiamava alle armi l’Assemblea Generale dell’ONU per “dichiarare una guerra globale” al traffico di esseri umani, a Ginevra l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (OHCR), ha reso pubblico uno storico rapporto, in cui chiede di porre termine ad un’altra guerra globale: quella alle droghe. Il sistema di controllo delle sostanze stupefacenti, nato 60 anni fa, è costato miliardi di dollari e milioni di vite umane rovinate, senza alcun risultato nel contenere il fenomeno. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, come lo sono le palesi violazioni dei diritti umani perpetrate nel nome della war on drugs.

L’Alto commissariato – a fare da involontario contraltare al discorso di Meloni – denuncia proprio come proprio la “Guerra alla droghe”, si è presto tramutata in guerra alle persone che le usano. Esattamente quello che succede in tutto il “globo terracqueo”, dove nominalmente si combattono i trafficanti di persone, ma poi a morire affogati in mare o finire nei CPR sono proprio quei migranti che fuggono da conflitti, povertà e crisi climatica e che si vorrebbero “tutelare”.

Tornando alle droghe, il rapporto dell’OHCR è talmente chiaro da poter sembrare il programma elettorale di Marco Cappato per il seggio senatoriale di Monza. “Adottare alternative alla criminalizzazione, alla “tolleranza zero” e all’eliminazione delle droghe, prendendo in considerazione la depenalizzazione dell’uso; assumere il controllo dei mercati illegali delle droghe attraverso una regolamentazione responsabile, per eliminare i profitti del traffico illegale, della criminalità e della violenza”, si legge infatti come prima raccomandazione.

Un testo che andrà piuttosto indigesto dalle parti di Palazzo Chigi. Raccomanda – ad esempio – di riconoscere la riduzione del danno (RdD) come elemento centrale del diritto alla salute, proprio quando il Dipartimento Antidroga guidato dal sottosegretario Mantovano l’ha espunta dal vocabolario ammesso nella Relazione annuale sulle droghe. È “gestione del Male” ed anche per questo il Governo ha sospeso il processo del nuovo Piano di Azione Nazionale sulle Dipendenze, colpevole di avere la RdD come uno dei pilastri. Ancora: l’OHCR denuncia il contributo all’incarcerazione di massa a livello globale di leggi sulle droghe, definite “sproporzionate”. Una convinzione che parte dal dato della detenzione per sostanze illecite nel mondo: il 20% sul totale. Guardando l’Italia questo dato si inerpica al 34%, anche a causa di un impianto penale che risulta sproporzionato pure rispetto al Codice fascista di Rocco. Eppure il Governo, prima con il decreto Rave ed ora con quello “Caivano”, non ha fatto altro che peggiorare questa situazione, trovando nuove fattispecie e aumentando la pena massima per lo spaccio di lieve entità.

Il Governo Meloni, quindi, decide di andare avanti con il paraocchi. Su questi due punti, fra l’altro, l’Italia è già stata richiamata da un altro Comitato ONU, quello che si occupa dei Diritti Economici, Sociali e culturali (CESCR). Lo scorso ottobre, al termine del processo di revisione della situazione nel nostro paese, il CESCR ha espresso “preoccupazione per l’approccio punitivo al consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione e del danno” e raccomandato “che lo Stato riveda le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme internazionali sui diritti umani e alle migliori pratiche, e che migliori la disponibilità, l’accessibilità e la qualità degli interventi di riduzione del danno”.

Il rapporto dell’OHCR continua poi identificando la militarizzazione delle politiche sulle droghe come ulteriore motore della violenza di Stato, ponendo l’attenzione su come esse siano usate per colpire gruppi emarginati come le popolazioni indigene, le persone di origine africana e le donne e i migranti, e riconoscendo l’importanza della promozione dei diritti umani delle persone che usano droghe.

Si tratta dunque di un documento fondamentale in vista della revisione intermedia delle politiche globali sulle droghe, prevista a Vienna nel marzo 2024. Lo sottolinea anche la Società Civile internazionale con un appello lanciato dall’International Drug Policy Consortium e sottoscritto da oltre 130 ONG. Un appuntamento che il Governo italiano tenterà di sfruttare per elemosinare sponde internazionali rispetto alla propria narrazione tossica. E che proprio per questo dovrà essere presidiato da politica e società civile italiana.


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