3 Gennaio 2025
https://ilmanifesto.it/gli-esodati-della-canapa-non-siamo-spacciatori
Manifestano anche lavoratori e imprenditori del settore. L’articolo 18 del ddl sicurezza può cancellare una filiera che coinvolge tremila aziende, quindicimila lavoratori e un indotto da 500 milioni di euro.
C’è un soggetto imprevisto nell’opposizione sociale, larga e trasversale, al governo Meloni che ieri ha attraversato Roma nel corteo contro il disegno di legge «sicurezza». Ed è anche il soggetto che più può tenere sulle spine la maggioranza, portando il testo a una terza lettura alla Camera dove già è stato approvato a settembre. È la filiera della canapa industriale, presente ieri in piazza in modo vistoso, con più di uno striscione e i fiori della pianta dipinti sui volti. I vasu con le foglie verdi erano sul carro di testa, portate orgogliosamente in mano dai manifestanti. Il settore, infatti, se la legge fosse approvata così come è oggi, sarebbe travolto dall’articolo 18, che interviene sulla legge 242 del 2016 che lo regolamenta, di fatto facendola a pezzi. Il prodotto, privo di Thc e quindi senza capacità psicotrope, è utilizzato oltre che a scopo ricreativo anche nel tessile, nell’edilizia, per prodotti alimentari oltre che cosmetici.
LA DERIVA PANPENALISTA del governo, dunque, potrebbe inghiottire anche una filiera che si stima coinvolga oltre 15mila lavoratori e tremila imprese, con un indotto nell’ordine dei 500 milioni di euro. E che porta l’attacco al provvedimento anche fuori dal perimetro che lo stesso esecutivo si sarebbe potuto aspettare (i «criminali» di cui ha parlato ieri il senatore Marco Lisei di FdI), ma dentro consorzi che lo stesso governo intende rappresentare, come la Coldiretti. L’opzione che circola negli ultimi giorni è un emendamento di mediazione, che vieti la sola vendita del prodotto e non la coltivazione e lavorazione.
Negli spezzoni del corteo animati ieri dalle associazioni di imprese spuntavano però anche fazzoletti gialli di Coldiretti. C’erano poi rivenditori e negozi da tutta Italia dietro lo slogan «non siamo spacciatori, siamo imprenditori». Molti esercenti hanno chiuso il proprio locale per partecipare alla manifestazione, esibendo un cartello con scritto «chiuso per dissenso».
IL CORTOCIRCUITO del ragionamento dell’esecutivo è sbandierato dall’intervento durante la manifestazione di Mattia Cusani, rappresentante dell’Associazione nazionale canapa sativa Italia, che prende parola subito dopo Adelmo Cervi, figlio di uno dei sette fratelli martiri della Resistenza. «Questa legge colpisce una coltivazione che in 8 anni ha dimostrato di non avere nulla di pericoloso, regolamentata a livello europeo, riconosciuta come sicura anche dall’Oms, e così facendo rischia di mettere in difficoltà le nostre imprese aprendo la strada a grandi gruppi multinazionali o, peggio, all’illegalità».
È la contraddittorietà di un governo che ha creato il ministero del «Made in Italy» e che promette battaglia alla criminalità organizzata. Un altro imprenditore sottolinea come i prodotti derivanti dalla canapa siano utilizzati come forma di riduzione del danno e anche in terapie mediche. «Io sono una rivenditrice, sono stata tra i primi sei negozi ad aprire in Italia», dice un’altra manifestante, «i nostri negozi ora saranno magari non chiusi, ma sicuramente molto depauperati. E siamo in diretta concorrenza con il mercato nero». Nel corso della manifestazione interviene anche la Flai Cgil, la categoria che rappresenta i lavoratori dell’agroindustria, e che ha già espresso la propria ferma contrarietà al disegno di legge e all’articolo sulla canapa. «Questo provvedimento trasforma in narcotrafficanti migliaia di lavoratori – ha detto Angelo Bonelli, co-portavoce di Avs – Oltre al danno anche la beffa: se questi lavoratori poi decidono di manifestare, magari occupando una strada, si applica una misura con il carcere fino a 7 anni. È cinico e feroce».