Italia: l’industria della canapa si unisce contro il divieto

16 Aprile 2025

cannareporter.eu

João Xabregas

Una coalizione di associazioni di categoria italiane sta lanciando una campagna legale e politica per contestare il recente decreto governativo che vieta i fiori di canapa, compresi i cannabinoidi non psicoattivi come CBD, CBG e CBN. I rappresentanti dell’industria della canapa in Italia ritengono il provvedimento incostituzionale, economicamente dannoso e in diretta violazione del diritto dell’Unione Europea.

Il governo italiano, presieduto dal Primo Ministro Giorgia Meloni, ha aggirato la tradizionale via legislativa invocando un urgente “Decreto Sicurezza” per riclassificare tutti i fiori di canapa – indipendentemente dal contenuto di THC – come stupefacenti. Questa modifica radicale criminalizza immediatamente la coltivazione, la vendita e il possesso, ponendo di fatto fine a un mercato legale da 2 miliardi di euro e mettendo a rischio oltre 30.000 posti di lavoro e oltre 3.000 aziende.

Le associazioni della canapa avviano una battaglia legale coordinata

Una risposta unitaria è arrivata dalle principali organizzazioni italiane del settore della canapa, ovvero l’Associazione Canapa Sativa Italia, Resilience Association Italia Onlus, Sardinia Cannabis Association, l’Associazione Imprenditoriale Canapa Italia e Federicapa. In una dichiarazione congiunta, queste associazioni si sono impegnate a contestare il decreto in tutte le sedi legali e istituzionali.

“Questo decreto rappresenta una minaccia immediata per il nostro settore”, si legge nella dichiarazione. “Stiamo attivando tutti i canali per contestarne la legalità, la compatibilità costituzionale e la conformità al diritto dell’UE”.

Multi-faceted legal strategy in action

La coalizione ha presentato un piano d’azione completo per revocare il decreto, incentrato su diverse strategie chiave:

Risorse amministrative e giudiziarie costituzionali: sono stati avviati procedimenti immediati presso i TAR italiani e sono stati presentati ricorsi alla Corte Costituzionale. Questi ricorsi sostengono che il decreto viola le leggi sulla giurisdizione condivisa in materia di agricoltura e commercio;

Coinvolgimento dell’Unione Europea: i sostenitori italiani della canapa si stanno coordinando con aziende internazionali e con sede nell’UE per presentare reclami formali alla Commissione Europea. Il loro obiettivo è avviare indagini ai sensi dei principi di libera circolazione delle merci dell’UE, che tutelano il commercio legale tra gli Stati membri;

Contenzioso civile e risarcimento danni: sono in fase di preparazione azioni collettive ai sensi del diritto civile italiano. Queste azioni mirano a ottenere provvedimenti ingiuntivi d’urgenza e risarcimenti monetari per le perdite economiche derivanti dall’improvviso cambiamento normativo;

Preparazione alla difesa penale: le associazioni stanno organizzando difese legali su larga scala per prevenire accuse penali e stanno consigliando agli operatori del settore della canapa di stipulare una copertura assicurativa legale per potenziali contenziosi;

Mobilitazione popolare: gli operatori sono invitati a unire le forze, contribuire a un fondo di difesa legale, documentare gli incidenti delle forze dell’ordine e unirsi a un movimento più ampio per difendere la legittimità del settore.

Decreto sicurezza sotto accusa: conseguenze legali ed economiche

L’azione del governo segue l’articolo 18 della più ampia “Legge sulla Sicurezza”, introdotta nel 2023. Questo articolo raggruppa in modo controverso la canapa industriale a basso contenuto di THC e la cannabis ad alto contenuto di THC, nonostante le linee guida dell’UE facciano una chiara distinzione tra le due. Secondo la legislazione dell’UE, i prodotti a base di canapa con un contenuto di THC inferiore allo 0,3% sono legali.

Il decreto è stato pubblicato l’8 aprile senza l’approvazione parlamentare, provocando una forte reazione. Sebbene venga attuato immediatamente, i legislatori hanno 60 giorni di tempo per ratificare il provvedimento come legge permanente. L’ultima parola potrebbe spettare al Presidente Sergio Mattarella, che ha il potere di respingerlo o rinviarlo, sebbene non abbia ancora rilasciato una dichiarazione pubblica.

Esperti legali e operatori del settore sostengono che il divieto sia pieno di vizi costituzionali. I critici affermano che criminalizza attività economiche precedentemente legali e viola sia la Costituzione italiana che le norme commerciali dell’UE. La natura improvvisa del decreto, senza un periodo di transizione o una giustificazione scientifica, solleva dubbi sulla sua legalità ed equità.

“In un colpo solo, il governo ha bollato come criminali migliaia di imprenditori rispettosi della legge”, ha dichiarato un portavoce dell’Associazione Imprenditori Canapa Italia. Federcanapa, un’altra importante associazione, ha avvertito che il decreto manca di prove scientifiche e giustificazioni normative, definendolo una misura eccessiva con conseguenze devastanti.

Diritto dell’Unione Europea e lotta per il rispetto delle norme

L’UE ha costantemente sostenuto che i prodotti a base di canapa e CBD a basso contenuto di THC sono legali ai sensi delle leggi sul mercato interno. Una sentenza storica del 2020 della Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che il CBD non è un narcotico e non può essere vietato senza comprovati rischi per la salute. Questa sentenza è da allora servita come base per normative a favore della canapa in tutto il continente.

La storia dell’Italia con la regolamentazione della canapa è stata tumultuosa. Dopo aver legalizzato la canapa con un contenuto di THC fino allo 0,6% nel 2016, il governo ha emesso circolari e decreti contrastanti, lasciando spesso le aziende in un limbo legale. Nell’agosto 2024, il governo ha tentato di riclassificare il CBD orale come narcotico, un’iniziativa che è stata temporaneamente bloccata da un tribunale italiano a causa della sua incoerenza con il diritto dell’UE.

Recentemente, nel marzo 2025, la Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo ha presentato un reclamo formale al governo italiano dopo aver ascoltato la testimonianza di Canapa Sativa Italia. Tuttavia, la Commissione Europea non ha ancora avviato un procedimento formale.

L’appello all’azione: l’industria si unisce in difesa della canapa

Mentre la repressione prosegue, il messaggio dei sostenitori italiani della canapa è chiaro: l’unità è la chiave per la sopravvivenza. Invitano tutti gli operatori, gli imprenditori e i sostenitori a mobilitarsi, a donare ai fondi di difesa legale e a opporsi fermamente a quella che considerano una politica irrazionale e dannosa.

“Questo settore è stato non solo un simbolo di innovazione e sostenibilità, ma anche un pilastro del Made in Italy”, ha dichiarato la coalizione. “Dobbiamo unire le forze e dimostrare alle istituzioni e alla magistratura che la canapa industriale non accetterà in silenzio decisioni incostituzionali ed economicamente distruttive”.

Un momento cruciale per la canapa in Italia

L’esito di questa battaglia legale potrebbe creare un precedente significativo, non solo per l’Italia, ma per l’intera industria europea della canapa. In caso di successo, la resistenza potrebbe ripristinare la chiarezza normativa e riaffermare il diritto di coltivare e commercializzare prodotti a base di canapa non psicoattivi. In caso contrario, potrebbe far precipitare migliaia di aziende nell’incertezza e sconvolgere un settore in crescita con un enorme potenziale.

Per ora, l’industria italiana della canapa si unisce con una sola voce, chiedendo giustizia, riconoscimento giuridico e rispetto delle leggi nazionali e dell’UE. Con l’intensificarsi della battaglia legale, tutti gli occhi saranno puntati su Roma – e Bruxelles – per vedere se la ragione e la legge riusciranno a prevalere sulla paura e sull’opportunismo politico.