Storia della cannabis in Europa

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23 May 2019

A partire dagli anni Sessanta, l’utilizzo della cannabis in Europa ha vissuto un enorme aumento del numero di utilizzatori. Oggigiorno, più europei fanno uso di cannabis a scopo sociale o medico, come mai in precedenza. E con l’approvazione della cannabis medica in un numero sempre maggiore di Paesi, è probabile che la percentuale di utilizzo aumenterà ulteriormente nei prossimi dieci o vent’anni. La più grande ironia è che la proibizione della cannabis ha a malapena limitato la domanda o ridotto il numero di utilizzatori. Ma la cannabis non ha avuto origine in Europa. Si ritiene che abbia avuto origine nel sub-continente indiano e nell’Asia Centrale

La cannabis e l’invasione francese dell’Egitto

Uno di primi contatti su larga scala degli europei con la cannabis è avvenuto in Egitto alla fine del 1700. Napoleone Bonaparte invase l’Egitto nel 1798 con migliaia di soldati per una campagna che durò fino al 1801. Tra l’altro, Napoleone stava difendendo il commercio e gli interessi commerciali francesi. La campagna ha visto lunghi viaggi in Medio Oriente, soprattutto in Siria ed Egitto. Per la cultura musulmana, l’alcol non era disponibile ai soldati durante l’intera durata della campagna. La produzione di alcolici era stata bandita e dichiarata illegale dalla legge islamica. Le truppe francesi volevano divertirsi e rilassarsi in Egitto e in Siria e gli abitanti del posto avevano la soluzione perfetta: l’hashish.

Hashish di grado militare.

Le truppe si sono godute il loro hashish e la voce si è diffusa velocemente. L’alcol era fuori portata a causa della proibizione locale, ma l’hashish ha spopolato e, in ogni caso, si è rivelato l’unico divertimento in città. L’hashish deve essere sembrato un’esperienza peculiare per i primi soldati che altrimenti non avrebbero mai provato nulla del genere. Il genio era uscito dalla bottiglia. Improvvisamente si è creato un numero enorme di appassionati della cannabis e molti, di ritorno in Europa, hanno raccontato l’accaduto. È ironico pensare che il divieto degli alcolici ha consentito l’introduzione di un’alternativa così piacevole. L’interesse nella cannabis ha continuato a crescere e le notizie sul consumo di cannabis sono arrivate costantemente in Europa. Il medico francese Jacques-Joseph Moreau ha girato il Medio Oriente e il Nord Africa negli anni Trenta del XIX secolo e ha scritto degli effetti psicologici e degli utilizzi della cannabis. Moreau era un personaggio influente, che è diventato membro del Club des Hashischins di Parigi (Club dei mangiatori di hashish). Questo club è stato fondato nel 1844 e può essere considerato l’antenato del club sociale della cannabis. I membri s’incontravano all’Hotel de Lauzon di Parigi. Il Club dei mangiatori di hashish si godeva grandi quantità di cannabis. Nelle cerchie istruite, si pensava che la cannabis offrisse una diversa prospettiva creativa. Era diffusa fra scrittori, poeti, artisti e filosofi. Imparando dalle truppe di Bonaparte, hanno scoperto che consumare/fumare grandi quantità di hashish induceva diversi stati mentali. Moreau è stato il primo scienziato a scrivere un libro sulle droghe nel 1845, chiamato Hashish e Alienazione Mentale. Moreau faceva esperimenti su se stesso, consumando grandi quantità di hashish ed esplorando i vari stati indotti, fra l’essere addormentato, l’essere cosciente e l’essere sotto i potenti effetti psicologici dell’hashish. All’epoca c’era crescente consapevolezza delle droghe come la cannabis e l’oppio e un certo grado di curiosità da parte degli europei. Altri medici avevano studiato e fatto uso di cannabis, come William Brooke O’Shaughnessy, mentre lavorava come funzionario medico in Bengala. Riportò con sé in Gran Bretagna una certa quantità di cannabis e questo portò a una rinnovata consapevolezza e interesse europei. Verso la fine del 1800 l’utilizzo di cannabis in Europa iniziò ad aumentare. Le varie rotte commerciali, gli imperi e le colonie europee assicuravano una diffusione rapida dell’utilizzo di cannabis da un Paese all’altro. I semi di cannabis erano facili da trasportare e coltivare nelle nuove destinazioni. Dopo il primo raccolto, ce ne era sempre un secondo. E così la cannabis si diffuse dall’Europa all’America del Sud e ben oltre. Molti fra i primi a diffondere l’utilizzo della cannabis furono esploratori nobili, medici e scrittori influenti. Ma con il diffondersi della cultura della cannabis, anche i lavoratori e gli schiavi ne trassero vantaggio. E questo portò le autorità a essere più inclini a reprimere e limitare l’utilizzo della stessa. Per tutto il tardo Ottocento e la prima metà del 1900 furono introdotte varie forme di divieto. Gran parte di questa legislazione era volta a impedire ai lavoratori africani/indiani/asiatici di fare uso di cannabis.

Metà del 20° secolo. Inizia la guerra alla droga.

Quando il consumo di cannabis cominciò a diventare mainstream negli anni Cinquanta e Sessanta, i governi preoccupati iniziarono a reprimere molto più duramente l’uso di cannabis. Le Nazioni Unite guidarono dal fronte, con varie convenzioni che prendevano di mira la cannabis e coloro a cui piaceva farne uso. Forse l’illegalità fuori luogo ha portato alcuni a interessarsi maggiormente alla cannabis. Ma una lezione delle convenzioni anti-cannabis dell’ONU è che semplicemente non hanno funzionato. L’uso di cannabis è esploso dagli anni Sessanta in poi in Europa e nel resto del mondo. Alle persone non piaceva sentirsi dire come rilassarsi e di sicuro non piaceva essere giudicati o stigmatizzati per questo.

Liberalizzazione e usi medici.

Molti europei ritenevano che le restrizioni sull’uso di cannabis fossero una reazione eccessiva da parte di uno Stato babysitter. Ma il divieto non stava funzionando per un semplice motivo: alle persone piaceva la cannabis e non volevano che venisse detto loro di non farlo. Nel 1972 il governo olandese iniziò a fare la distinzione tra droghe pericolose e meno pericolose. Si era fatta strada la tolleranza e i coffee shop iniziarono a offrire quantità di cannabis per uso personale ai cittadini (e a numerosi turisti). Milioni di europei si potevano tranquillamente godere la cannabis. Non credevano alla propaganda anti-cannabis dei loro governi e tuttora non lo fanno. E per di più, molti dei nuovi utilizzatori di cannabis hanno stavano facendo alcune osservazioni profonde. Sostenevano che la cannabis avesse proprietà notevoli per chi soffriva di un’ampia gamma di condizioni mediche.

La consapevolezza degli usi medici della cannabis.

Le richieste di utilizzi medici della cannabis non sono state prese sul serio per molti anni. Il Regno Unito ha legalizzato la cannabis medica solo nel 2018 e anche in quel caso si può dire che non abbia fatto un gran lavoro, se così si può dire. La propaganda anti-cannabis aveva messo le radici e non era facile da cancellare. Ma la cannabis medica è diventata in poco tempo un tema caldo in Paesi come gli Stati Uniti e nel 1994 è stata legalizzata in California. La prova è stata accantonata con facilità, ma era impossibile ignorarla completamente. Con l’aumentare dell’uso della cannabis terapeutica, l’interesse pubblico e la percentuale di utilizzo non hanno smesso di crescere. Le norme e le regolamentazioni anti-cannabis hanno cominciato a sembrare sempre più tenui e mal ponderate. Le varietà di cannabis ricche di CBD hanno ulteriormente rafforzato la valenza medica dell’utilizzo di cannabis. Aziende come Dutch Passion stanno anche analizzando un approccio selettivo per arricchire le varietà di cannabis con alcuni dei cannabinoidi minori che potrebbero aprire nuove possibilità mediche in futuro.

Il futuro della cannabis in Europa.

La storia dimostra come la cannabis medica tenda a spianare la via. Una volta approvata la cannabis medica, la paura politica diminuisce e la legalità della cannabis ricreativa può essere discussa in modo meno isterico. La decisione di tanti Stati americani, oltre al Canada e all’Uruguay, di legalizzare la cannabis, mostra la probabile direzione che seguirà l’Europa. Nei prossimi dieci anni circa, i primi Paesi europei dovrebbero cominciare a legalizzare la cannabis ricreativa. Inoltre, in Europa potrebbe presto essere coltivata legalmente la cannabis a livello commerciale per chi ne fa uso medico e ricreativo.

www.dutch-passion.com

Di Tony, Dutch Passion Seed Company

Intervista con Martin Barriuso

Sono Martin Barriuso, presidente dell’ associazione Pannagh di Bilbao e rappresentante della Confederazione delle Associazioni Cannabiche dello stato spagnolo, sono a Milano per partecipare alla Festa della Semina organizzata da Milano Cannabica insieme con il Leoncavallo

L’associazione Pannagh e’ un club cannabico che e’ stato fondato nel 2003 e in questo momento e’ chiuso dall’ anno 2012 per un intervento della polizia dopo aver coltivato cannabis per i nostri soci dal 2003,. Infatti per 8 anni abbiamo organizzato un sistema di coltivazione di cannabis senza animo di lucro e diretto solo ai soci producendo cannabis per il nostro circuito chiuso senza passare per il mercato nero. Nell’anno 2005 ci hanno detenuto in seguito al primo intervento della polizia che ci sequestro tutto il raccolto e il caso e’ risolto con la nostra assoluzione, ci riconsegnarono la marihuana sequestrata, 17 kili, era la prima volta che succedeva nella storia del diritto spagnolo e ha contrassegnato la giurisprudenza da li a seguire permettendo la espansione successiva dei cannabis social club e della e pratiche di autocultivo in Spagna.

Nel novembre dell’anno 2011 siamo stati sottoposti di nuovo a un intervento della polizia, siamo stati detenuti e ci hanno sequestrati tutto il raccolto ma questa volta il giudice ha ordinato la chiusura della associazione che da allora non ha potuto più riaprire, ci hanno sequestrato il nostro locale associativo, ci hanno chiuso i conti bancari e la pagina web e da allora l’associazione ha dovuto smettere di funzionare e non ha avuto più nessuna attività. Dopo un periodo di istruzione del processo che e’ durato più di 4 anni, nel 2015 abbiamo avuto il processo e in quella sede ci hanno assolto perché si dimostro’ che l’associazione era realmente senza animo di lucro e che non era stata distribuita cannabis a nessuno che non fosse membro della’associazione e che tutte le attività avvenivano in maniera democratica ed assemblearia. Il publico ministero fece ricorso al tribunale supremo, accusandoci di traffico di droga e di organizzazione criminale, nel quale fummo condannati nel 2016 a un anno e otto mesi di prigione più 250.000 euro di multa cadauno perché venne considerato che non aveva importanza se non era avvenuto arricchimento e sfruttamento economico, già’ il fatto di coltivare cannabis e’ un atto pericoloso per la salute pubblica e si aggiungeva che non avevamo fatto il sufficiente per capire se quello che stavamo facendo fosse legale o no…. come ho già detto in precedenza, essendo stati già’ detenuti con sequestro e riconsegna del raccolto nel 2005, pensavamo , come logica suggerisce che quello che stavamo facendo non fosse reato ma la corte giudico’ il contrario e ci hanno condannato e attualmente ci troviamo con questa condanna da affrontare. Dopo essere stati condannati dal Tribunale Supremo, abbiamo presentato un ricorso al Tribunale Costituzionale che e’ la ultima possiblita’ che ci rimaneva e il Tribunale alla fine ha accettato di ammettere a giudizio il nostro ricorso che e’ qualcosa che succede solo in pochi casi, inoltre il Tribunale ha accettato di ammetterlo a giudizio perché ritiene il caso di una importante rilevanza sociale che va molto al di la’ del singolo caso, cosa che vuol dire che hanno finalmente preso in considerazione tutto il movimento sociale e politico che sta dietro a noi, organizzato da semplici persone, utenti cannabici e iniziato fin dagli anni 90 .Di conseguenza pensiamo che il Tribunale possa prendere anche delle decisioni che non ci sembrerebbe strano che imponessero al Parlamento a al Governo di produrre con chiarezza una legislazione a riguardo perché’ ci troviano in una situazione di insicurezza giuridica che nega chiaramente i nostri diritti giuridici di base.

Nel futuro immediato la situazione e’ abbastanza interessante, il problema della legalizzazione della cannabis e’ ben presente nell’agenda politica, in questo momento nel parlamento spagnolo e’ stata già’ presentata una proposta di legge di Esquierra Repubblicana per iniziare un processo di regolazione della produzione della cannabis non solo medicinale che e’ stata rifiutata, successivamente e’ stata presentata una proposta di Podemos che chiede che si apra un dibattito nel parlamento, ne esiste anche un’altra di Ciudanos che chiede che si regoli l’uso terapeutico e alla fine esiste anche una iniziativa di legislazione popolare – referendum – che cerca di raccogliere più di mezzo milione di firme per arrivare ad una regolazione della coltivazione della cannabis e dei cannabis social club. Nel frattempo la percezione sociale a proposito di cannabis ha cambiato molto in Spagna negli ultimi anni, nelle ultime inchieste si dimostra che esiste una maggioranza della popolazione che e’ a favore della regolazione del mercato della cannabis e che considera i cannabis social club come una iniziativa positiva. Fra i partiti politici vediamo che esiste una nuova maggioranza dove crediamo che esistano abbastanza possibilità’, perciò’ non sappiamo molto bene cosa succederà’ sia in ambito generale che con il nostro caso, pero’ e’ chiaro che tutto questo sarà’ influenzato da quello che succederà’ nel Parlamento, il problema e’ che il Partido Polpular non ha la maggioranza nel Congresso mentre invece la posside nel Senato e quindi può’ bloccare la riforma e percio’ questo può’ fare perder molto tempo….comunque ormai io penso che sia un problema generazionale, le nuove generazioni accettano la cannabis in Spagna come qualcosa di normale e alla fine succederà’ quello che avrebbe dovuto succeder già’ da tempo, cioè’ otterremo una legislazione antiproibizionsta sulla cannabis, io sono molto ottimista al proposito.

Festa della semina

“Mostra Festival – Dentro il mondo della canapa – Prima edizione. Anno 2017”

Milano Cannabica, nome collettivo per un gruppo di militanti antiproibizionisti e pazienti terapeutici che si sono uniti in una associazione-collettivo per produrre informazione ed eventi di carattere antiproibizionista, ha organizzato nello spazio pubblico autogestito Leoncavallo una iniziativa a tematica antiproibizionista per la “Festa della Semina” come evento autoprodotto sul mondo della canapa e sulle realtà antiproibizioniste italiane, “Milano Cannabica 2017”, non una “Fiera” della cannabis, ma una “Mostra-Festival” antiproibizionista e cannabica che permetta di iniziare a conoscere ed interpretare le dinamiche in atto all’interno del ‘pianeta verde’ , il mondo della cannabis per uso terapeutico e medicinale, ludico o ricreativo, agricolo ed industriale.

Si e’ perciò’ cercato di offrire una visione globale che permetta di comprendere meglio se veramente le tendenze di sviluppo di quello che e’ sempre stato un mercato prevalentemente illegale, possano diventare di supporto a nuove politiche sociali e mediche, cercando di capire se ‘la nuova agibilità’ della canapa sia sponsorizzata e sostenuta dalle logiche di mercato delle nuove ‘lobby verdi’ che, per prime, hanno intravisto il boom economico di un settore fino ad ora criminalizzato e perseguitato a livello mondiale o sia dovuta ad altri meccanismi ed interessi. I nuovi sviluppi sono motivati da spinte commerciali e di logica produttiva o veramente siamo entrati in un nuovo ‘ciclo’ di consapevolezza riguardo le proprietà della cannabis e dei suoi derivati? Pensiamo che le iniziative d’informazione antiproibizionista debbano essere prodotte ed aumentate per diffondere ed incentivare la ricerca di conoscenza in un contesto per anni oscurato dalle politiche repressive dello stato.

Ringraziamo il Leoncavallo, autore di un percorso storico politico antiproibizionista di primo piano in Italia (sia a livello cittadino che nazionale), che non può che essere il compagno ideale per la costruzione di una mostra festival dentro il mondo della canapa – prima edizione – a milano. Uno ‘spazio’ che assicura la possibilità di comunicazione indipendente ed una capacità aggregativa a livello sociale di massimo richiamo sulla tematica in questione. Le prime clandestine iniziative antiproibizioniste si sono svolte nei centri sociali e hanno aperto la strada sulla rivalutazione della cannabis e dei suoi molteplici usi, perciò’ vogliamo sottolineare l’impostatazione con un taglio ‘critico’ per una Mostra-Festival sulla canapa rispetto alle modalità commerciali con cui vengono svolte, oramai da anni, le varie fiere ed eventi della cannabis in molte città italiane ed europee (sponsorizzate, spesso prodotte, ed organizzate da case produttrici e distributori nazionali). Dunque non sono stati presenti né sponsor né partnership commerciali nell’organizzazione e nella produzione dell’evento e ci siamo posti il problema di come convocare i diversi ‘operatori del settore’, siano essi distributori, produttori o operatori indipendenti o persone fisiche. Abbiamo perciò’ deciso per una selezione ‘storica’ e si e’chiesto di partecipare a “Milano Cannabica 2017” a tutti coloro che sono stati i primi ad essere presenti nel mondo della cannabis, antecedenti al boom economico che può aver richiamato nuovi ‘attori’ motivati solo da interessi commerciali.

Da segnalare perciò’ la presenza di esperti del variegato mondo che ruota intorno alla ricerca e sperimentazione cannabica come: Giampaolo Grassi, primo ricercatore del Cra-Cin di Rovigo, dove è stata sviluppata la genetica che ha portato alla produzione della prima cannabis medica italiana (la cosidetta FM2), il progetto MEDICOMM con il suo portale di tele-assistenza integrata alla persona formato da un team di professionisti come il dott. Carlo Privitera , i farmacisti Mantovani e l’educatore alimentare dott. Giuseppe Nicosia.

Ci ha fatto molto piacere ed e’ stata importantissima la presenza del “dottor cannabis” in persona, Fabrizio Cinquini , degli scrittori Fabrizio Dentini e Luca Marola, e vogliamo sottolineare fra gli altri workshop la presentazione, per la prima volta in Italia, di ‘Alphacat’, il kit d’analisi dei cannabinoidi brevettato dal ricercatore francese Sebastien Beguire e il workshop di cucina ‘Magna Canapa‘ dove Fare’ Marco di I-tal Buffet e la biologa nutrizionista Dott. Silvia Volpi  spiegheranno le proprietà e gli usi della cannabis a livello alimentare.

Non poteva mancare la parte di analisi politica sociale su ‘L’Europa dei consumi stupefacenti’ , incentrata sull’analisi della situazione italiana e sui possibili sviluppi futuri dove sono intervenuti l’on. Daniele Farina (Sel-Si), e Enrico Fletzer  di Encod Italia, arricchita dalla presenza di Martin Barriuso dell’associazione Pannagh di Bilbao e di Joan Bertomeu  dello studio legale spagnolo Brotsandbert che hanno ampiamente commentato la situazione dei social club cannabci iberici e della tutela delle libertà personali in Spagna, partendo dalla storia di “Pannagh” di Bilbao, l’associazione cannabica che e’ stata la prima ad aprire il cammino per l’eplosione di associazioni cannabiche poi avvenuta negli ultimi anni.

Cannabis terapeutica: cosa ne pensano i farmacisti?

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Soft Secrets

31 Mar 2017

Nel corso di questi anni abbiamo intervistato numerosi pazienti e medici per raccontarvi le potenzialità della cannabis terapeutica secondo i racconti dei malati e le sue applicazioni secondo la parole dei pochi medici sensibili all’argomento. Oggi abbiamo deciso di intervistare due farmacisti, anello nevralgico della catena distributiva del farmaco, che con il loro punto di vista di tecnici, potranno arricchire con elementi preziosi il dibattito per ottimizzare l’accesso a questa medicina sulla quale il dibattito diventa sempre più acceso. I farmacisti che hanno avuto la gentilezza di risponderci sono Matteo Mantovani della farmacia S. Carlo in provincia di Ferrara e Marco Ternelli dell’omonima farmacia in provincia di Reggio Emilia.

SSIT Da quanto avete cominciato a distribuire cannabis terapeutica nella vostra farmacia e perché?

Matteo Mantovani: Abbiamo cominciato a metà del 2014 e a dire la verità sono state una serie di casualità. Tre anni fa non vi era l’interesse attuale e così, quando il rappresentante farmaceutico è venuto a presentarci il prodotto e siccome siamo preparatori galenici e la cannabis è in tutto e per tutto un preparato galenico e visto che cominciavamo a ricevere le prime richieste, abbiamo deciso di integrarla nell’offerta della nostra farmacia.

Marco Ternelli: Appena è stato legale avere la cannabis in farmacia l’abbiamo ordinata, era il febbraio 2013. Mi sono avvicinato a questa terapia perché durante la principale convention farmaceutica di quell’anno, ho assistito ad un simposio condotto dal Dott. Crestani [Ndr. fra i fondatori dell’Associazione Cannabis Terapeutica] che spiegava di utilizzare la cannabis come trattamento, nonostante le numerose difficoltà burocratiche ed economiche che esistevano per accedere a questo farmaco. Venni incuriosito dalla sua introduzione e compresi di essere, come molti, vittima di preconcetti. Così pensai, se è lecito, comincerò a fornirla ai miei clienti.

SSIT Quanti clienti avete mensilmente, quando costa questo farmaco e quanto ne avete venduto nel 2016?

Matteo Mantovani: Attualmente il costo è di 16 euro al grammo e nel 2016 ne abbiamo venduta poco meno di 10 kg. Per quel che riguarda le richieste è difficile dare un numero, perché dipende dalla tipologia di ricetta (mensile o trimestrale), nel nostro caso, a livello mensile, avremo circa 150/200 richieste.

Marco Ternelli: Siamo sui 18 euro per la cannabis di provenienza olandese e sui 15 euro per quella prodotta in Italia. L’anno scorso ne abbiamo venduti 10 kg e su base mensile ricevo in media circa 200 richieste.

SSIT Che tipo di prescrizioni fanno i medici? Cosa prediligono per i loro pazienti?

Matteo Mantovani: Come prassi vediamo che vengono prescritte, in maniera maggiore, soprattutto ultimamente, estrazioni su base oleosa o alcolica perché, al contrario della vaporizzazione delle infiorescenze utile per togliere il dolore in maniera immediata, l’estratto, andandosi a depositare nelle cellule adipose, permette un rilascio graduale e constante del principio attivo, in maniera da garantire una copertura terapeutica nel corso del tempo e quindi piú utile nei dolori cronici. Ci sono ovviamente casi piú complessi di dolore acuto cronico o dolore oncologico in cui la prescrizione può prevedere entrambi i tipo di somministrazione: sia gli estratti come terapia di base e poi la vaporizzazione per contenere il dolore nell’immediato.

Marco Ternelli: Ultimamente, circa l’80% sono per estrazioni in olio o in tintura alcolica, il 15% per cartine pronte alla vaporizzazione e il restante 5% per l’assunzione tramite tisana. Quando abbiamo cominciato il rapporto era all’inverso: c’erano quasi esclusivamente cartine per il decotto che però, con le dosi prescritte dai medici non funzionavano e, da quando nell’aprile del 2014, dopo aver letto il lavoro di Romano e Hazekamp presso la Bedrocan, mi venne in mente di procedere con la preparazione dell’olio (la legge non lo vietava) o con la preparazione di capsule già decarbossilate in stufa e pronte per il consumo, la tendenza è cambiata vista la maggiore efficacia. C’è anche da dire che comprare un vaporizzatore costa molto, molti pazienti non lo gradiscono come maniera di assunzione e visto che il decotto non funzionava, i pazienti cercavano altre maniere di somministrazione.

SSIT Perché il decotto non ha efficacia terapeutica?

Matteo Mantovani: La classica tisana, soprattutto nelle patologie di grave entità, ha un effetto terapeutico limitato, semplicemente perché i principi attivi della cannabis, essendo liposolubili e non idrosolubili, vengono estratti in maniera più efficace con solventi oleosi o in alcol e quindi, riallacciandosi alla domanda sul tipo di prescrizione, anche grazie alla nostra attività di divulgazione scientifica nei riguardi di medici e pazienti, col passare del tempo le prescrizioni si sono spostate sull’olio.

Marco Ternelli: Ti faccio l’esempio di quello che prevedono le indicazioni del Ministero riguardo il decotto e cioé 500 mg di cannabis sciolti in 500 ml di acqua [Ndr. mezzo grammo sciolto in mezzo litro]. Queste quantità rappresentano uno spreco enorme e basta seguire le istruzioni che il Ministero fornisce sul proprio sito per comprenderlo. Su 500 mg di cannabis, diciamo di Bediol, infatti, il principio attivo di THC è di 28mg ma, una volta disciolto in acqua, nel decotto ne resterà solamente un 9,61 mg: un terzo di quello contenuto nell’inforescenza. Se invece si utilizzassero 200 mg di inforescenza decarbossilato estratti con olio, si potrebbero ottenere gli stessi milligrammi di principio attivo utilizzando meno della metà di cannabis.

SSIT Fra i vostri clienti ci sono pazienti che decidono di non proseguire la cura con cannabis, perché?

Matteo Mantovani: Premettendo che il sistema endocannabinoide quando viene stimolato ha effetti diversi da individuo a individuo, ma anche sullo stesso individuo, la reazione puó essere differente perché vuoi lo stato d’animo, vuoi l’umore o l’alimentazione, al momento dell’assunzione queste variabili aumentano o diminuiscono la biodisponibilità del farmaco, e provocano quindi effetti differenti anche nello stesso paziente. Detto ciò, circa il 30% dei pazienti non prosegue la terapia e fra questi ci sono quelli che non hanno un riscontro positivo, perché gli è stata prescritta una tisana con una posologia omeopatica o perché anche con un dosaggio relativamente alto non hanno trovato alcun beneficio, quelli che, magari dopo la prima prova, non possono più permettersi il farmaco e quelli che non sono a proprio agio con gli effetti collaterali. In particolare i pazienti che non conoscono la sostanza, possono essere spaventati dalla tachicardia, dall’abbassamento della pressione o dall’euforia che il farmaco provoca e che, se si è alle prime armi, può causare anche ansia.

Marco Ternelli: Circa il 20% dei pazienti è insoddisfatto degli effetti collaterali psicotropi, del calo di lucidità, delle allucinazioni visive o sonore, soprattutto per gli anziani, o della stanchezza intesa come eccessivo rilassamento. A parte questi pazienti ci sono quelli che interrompono per mancanza di efficacia perché la cannabis non é una bacchetta magica né la panacea di tutti i mali. Poi, come si diceva prima, c’è anche un enorme problema di inefficacia dovuto ai dosaggi prescritti che a volte sono al di fuori di ogni scientificità. Capita di vedere prescrizione che non hanno senso come ad esempio: 25 mg di Bediol in tisana, in questo caso il principio attivo che il paziente assume, se Dio l’aiuta e nel migliore dei casi, sarà di 0,4 mg. Questo è un modo di buttare via i soldi.

SSIT Quali sono invece i riscontri positivi?

Matteo Mantovani: La maggioranza dei pazienti trae giovamento e posso dire che la cannabis cambia in meglio la vita di queste persone. I piú felici sono quelle che, dopo anni di insonnia, riescono finalmente a dormire, quelli che tolgono le spasticità neuromuscolari, quelli che eliminano il dolore, quelli che riescono ad aumentare l’appetito o che diminuiscono la nausea provocata dalla chemioterapia. Ci sono anche bambini epilettici che grazie alla cannabis passano da 20 crisi al giorno a 2-3 crisi.

Marco Ternelli: Quelli che preseguono la terapia mi dicono: “ La cannabis mi ha cambiato la vita.” Prima erano bloccati e adesso si muovono, grazie al CBD adesso riescono a dormire, non hanno più crisi epilettiche, hanno ridotto o dimenticato il dolore. Per la maggiore mi dicono che si sono riappropriati della loro vita.

SSIT Avete ricevuto il farmaco prodotto in Italia? Ultimamente sappiamo che vi hanno visitato i NAS cosa è successo?

Matteo Mantovani: A fine dicembre ho fatto domanda tramite due buoni acquisto per ricevere il farmaco italiano, l’FM2. Considerando che dobbiamo avere del magazzino e quindi pianifichiamo gli ordini, avevo domandato 700 grammi. Invece a fine gennaio ne ho ricevuto solo 50 grammi ed insieme al farmaco sono arrivati i NAS a controllare se nella mia farmacia ci fossero illeciti per quanto riguarda la pubblicitá e nella dispensazione della terapia. Ovviamente era tutto a posto, ma il colmo è stato che proprio lo Stabilimento li abbia inviati da noi, sembra allarmato dal fatto che la nostra farmacia sia elencata nel sito “Let’s weed” e siano stati tratti in inganno dalla parola STORE, pensando che si potesse ordinar il farmaco online senza presentazione della ricetta, e dal fatto che sul sito cercagalenica.it alla parola ORDINA pensavano si potesse effettivamente acquistare, mentre, al contrario si trattava solo dell’inoltro di una domanda per avere informazioni. Io mi domando, ma non facevano prima a verificare online loro stessi? Lo Stabilimento militare si è allarmato anche perchè hanno considerato ingenti le nostre richieste, che a loro dire probabilmente avrebbero potuto essere usate con finalitá non terapeutiche e questo modus operandi mi ha lasciato una grande delusione. Noi cerchiamo di fare del bene nella legalità. C’è una grande differenza l’informazione scientifica per un farmaco, della quale c’è molto bisogno, e fare pubblicita di una sostanza stupefacente che per legge è vietata. Io credo sia giusto controllare: i NAS servono a questo ed io sono a favore, il problema peró è a monte, infatti lo Stato che inizia a produrre ed ha quindi interesse a vendere il prodotto che coltiva, prodotto nel quale noi abbiamo creduto, nonostante fosse macinato e nonostante tutti lo screditassero, se poi agisce in questa maniera, non può che lasciare delusione. Tra l’altro, dopo il controllo dei NAS, mi hanno richiamato dallo Stabilimento per chiedermi se potevano spedirmi anche il secondo buono di acquisto. Io ho rifiutato e tornerò ad ordinare il farmaco quando avrò terminato la prima scorta.

Marco Ternelli: Ho inoltrato il primo buono di acquisto per 500 grammi il 2 di gennaio e a fine mese me ne sono arrivati 50 che ho giá terminato. Ne ho ordinati nuovamente 500 grami e mi hanno detto che me li manderanno. Da me i NAS non sono ancora venuti, ma quasi quasi li chiamo, almeno mi tolgo il dente. Sentendo quello che è successo ai miei colleghi la reazione è di spiacere perché da 4 anni, ogni trimestre, il Ministero riceve tutte le informazioni sui dati di vendita e pensare che dopo tutto questo tempo, professionisti che si sono impegnati, hanno investito e si sono prodigati per i pazienti, possano essere sospettati di fare qualcosa di illecito a causa di un ordine di 500 grammi (che loro non si aspettavano da una farmacia privata, ma piuttosto da una farmacia ospedaliera) è quantomeno assurdo. Bastava che “facessero pace con il cervello” e che leggessero i dati che forniamo, facendo due più due. Noi farmacisti ci mettiamo del nostro meglio, per avere sempre una scorta disponibile per il bene dei pazienti, e poi sono anni che distribuiamo questo farmaco, sappiamo quello che serve, loro invece da un mese sul mercato, hanno adottato un modus operandi che è un classico all’italiana: “ Colpevoli sino a prova contraria.”

di Carlos Rafael Esposito